L’attivista iraniano di 23 anni morto in carcere dopo esser stato arrestato

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La denuncia di diverse associazioni che lottano per i diritti umani

Sarebbe morto in carcere, a soli 23 anni, per aver difeso la sua patria nel corso delle proteste in Iran di questi giorni. Sina Ghanbari è stato trovato senza vita nella sua cella della prigione di Evin e, al momento, sarebbe escluso il suicidio tra le cause del decesso. Il giovane attivista era stato arrestato nei giorni scorsi, durante le rappresaglie delle forze dell’ordine per osteggiare le proteste contro il tenore di vita in Iran.



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SINA GHANBARI, LA MORTE DEL GIOVANE ATTIVISTA

La notizia è stata confermata anche dalla BBC. In molti parlano già di un omicidio di regime, di una morte sopraggiunta in seguito al trattamento riservato a Sina Ghanbari nella prigione iraniana, di un atto deliberato e ragionato mascherato da incidente. Sin dagli ultimi giorni del 2017 hanno tenuto banco le proteste dei giovani cittadini che, prendendo spunto dai rincari su alcuni beni di prima necessità, hanno colto l’occasione per alzare la propria voce contro la corruzione del regime iraniano.

Secondo le prime indiscrezioni, la morte di Sina Ghanbari si sarebbe verificata lo scorso 6 gennaio e non sarebbero stati dati ulteriori dettagli circa le circostanze del decesso.



SINA GHANBARI, LA SUA MORTE RIACCENDERÀ LE PROTESTE IN IRAN?

Sono tantissimi, ora, i messaggi di cordoglio da parte soprattutto delle associazioni di attivisti che già indicano in Sina Ghanbari il simbolo della protesta, il sacrificio supremo alla causa del popolo iraniano. Che questo episodio sia in grado di dare una seconda vita all’onda lunga delle manifestazioni contro il governo?

Negli ultimi giorni, infatti, le proteste dei cittadini iraniani stavano rientrando nei ranghi, dopo la repressione delle forze dell’ordine e gli inviti alla calma del presidente Hassan Rouhani. Si erano moltiplicate, invece, le manifestazioni a favore dell’attuale governo e, nella giornata di ieri, era trapelata la notizia dell’arresto dell’ex numero uno della politica iraniana Mahmoud Ahmadinejad, reo di aver incitato i suoi concittadini alla rivolta.