Ancora una volta il Partito Democratico sceglie il target. Non è quello dell’inarrivabile Lega di Matteo Salvini – che secondo i sondaggi viaggia ben sopra il 38% -, ma è quello del più debole Movimento 5 Stelle, in caduta libera nelle intenzioni di voto soprattutto a causa dei compromessi che ha dovuto affrontare per continuare l’esperienza di governo con l’alleato di destra. Nicola Zingaretti ha deciso di prendersela con i pentastellati per l’approvazione del decreto sicurezza bis, dopo il voto di fiducia in Senato.
Attraverso il proprio account Twitter, il segretario del Partito Democratico ha affermato: «Il decreto Salvini è passato. Grazie a schiavi 5 stelle la situazione peggiorerà. Avevamo chiesto contratto per lavoratori forze dell’ordine e investimenti per le periferie. Ma niente. Le persone sono sempre sole e le paure aumentano. L’Italia è migliore e li manderemo a casa».
Secondo il Partito Democratico, il decreto sicurezza bis – che punta a inasprire le misure contro le ong che salvano le vite umane nel Mediterraneo e che introduce limitazioni molto pronunciate nei confronti dei manifestanti protagonisti di azioni di protesta e cortei – rappresenta un peggioramento del sistema legislativo italiano. Il tutto con la complicità del Movimento 5 Stelle che non ha avuto la forza di opporsi, sebbene dall’interno fossero arrivate diverse pressioni, all’alleato di governo rappresentato dalla Lega.
Nel corso della discussione in aula, i senatori del Partito Democratico si sono fatti sentire in maniera molto rumorosa: è stato Davide Faraone a esporre un cartello sulla disumanità del decreto sicurezza bis, mentre dai banchi si sono ascoltati i cori «vergogna, vergogna» al momento della proclamazione dei risultati.
Qualche defezione, in verità, nel Movimento 5 Stelle c’è stata: la maggioranza ha raccolto soltanto 160 voti, mentre se ne aspettava almeno sette in più. Sarà opportuno, ora, avviare una valutazione all’interno dell’esecutivo. Il Partito Democratico, intanto, è pronto a rivalersi sul Movimento 5 Stelle. Su Salvini, invece, sceglie di attendere: il leader della Lega è troppo distante.