Non tutta la maggioranza e non tutto il governo parla con la stessa convinzione di manovra finanziaria. Sulla nota di aggiornamento al Def, che ha ottenuto il via libera in Consiglio dei Ministri a fine settembre, e sulla legge di Bilancio che sarà presentata nei prossimi giorni in Europa e in Parlamento, sembrano emergere in questi giorni divergenze di metodo tra Movimento 5 Stelle e Lega, con i pentastellati che difendono le scelte a spada tratta e il Carroccio che dà priorità ad altri temi.
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Lo evidenzia oggi il quotidiano Il Messaggero (articolo di retroscena di Marco Conti) parlando di un Luigi Di Maio lasciato solo a fare il frontman di una battaglia che in pochi giorni ha visto dileguarsi tutti gli inquilini di Palazzo Chigi:
Su tutt’altro fronte, che non sia la manovra, è invece contento di impegnarsi il vicepremier Matteo Salvini. Un paio di giorni di affondi contro i commissari Ue, per tornare a parlare di migranti da non far sbarcare, da arrestare o da riportare indietro. Completo silenzio invece – e non solo del ministro dell’Interno ma di tutta la Lega – su Fornero, flat tax, fisco o reddito di cittadinanza. Né un post, né un comunicato per sostenere il Def appena varato o l’alleato. Malgrado quest’ultimo paventi il rischio di una crisi di governo qualora la manovra non riesca ad andare in porto.
(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / ALESSANDRO DI MEO)