Una polemica a carattere locale fa ben comprendere la diversità delle due anime del governo, Lega e Movimento 5 Stelle. I fatti si svolgono a Torino, città amministrata dai pentastellati della sindaca Chiara Appendino, dove qualche giorno fa sono comparsi dei manifesti con un fotomontaggio di Matteo Salvini con il cappio al collo e con la scritta «Lega stretto». Una chiara minaccia di morte, da cui sarebbe stato opportuno – comunque la si pensi – prendere le distanze.
Invece, due consigliere del Movimento 5 Stelle – nonostante l’invito più volte rivolto al consiglio comunale dal capogruppo leghista Fabrizio Ricca a dissociarsi da questo gesto di protesta estrema – hanno rifiutato di esprimere la loro solidarietà nei confronti del ministro dell’Interno e vicepremier dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte.
Anzi, sulle loro bacheche di Facebook è comparso un chiaro invito a rimodulare i toni, evitando di entrare nel merito della questione dei manifesti comparsi sotto la Mole. Maura Paoli, infatti, ha scritto un post con la frase «Chi semina odio raccoglie odio» e con l’hashtag #primaglitagliani che fa il verso – con tanto di errore grammaticale voluto – al #primaglitaliani di Matteo Salvini.
Lo stesso post è stato condiviso, sempre dal proprio profilo Facebook, dalla collega del Movimento 5 Stelle Daniela Albano. Il loro rifiuto di esprimere la propria solidarietà a Matteo Salvini è diventato un piccolo caso politico, con il capogruppo leghista Ricca che ha chiesto alla sindaca Appendino di prendere le distanze dai suoi due consiglieri.
I manifesti intimidatori nei confronti di Matteo Salvini erano comparsi in città nei giorni scorsi e lo stesso ministro dell’Interno – come è solito fare da diverso tempo – li ha pubblicati sui suoi profili social, invitando i suoi followers ad andare avanti e a non avere paura delle minacce. Ma in questo clima di tensione, dove persino i due alleati di governo nelle loro espressioni locali faticano a trovarsi d’accordo, sarebbe bene – da parte di tutti – abbassare i toni di un confronto politico che diventa sempre più sovrapponibile alla politica tout court.