Di padre in padre, di figlio in figlio. Nelle ultime settimane il dibattito politico si è spostato dai temi istituzionali a quelli meramente familiari. E accade così che, dopo l’inchiesta de Le Iene sulla Ardima Srl, azienda della famiglia di Luigi Di Maio, lo scontro tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico scrive un altro capitolo. E a smuovere il fronte è stato Andrea Santoni, ora chef a Londra ma prima dipendente della Speedy Florence, l’azienda di Tiziano Renzi, padre dell’ex Presidente del Consiglio.
E l’accusa non è proprio delle più banali e sembrerebbe in linea con ciò che avveniva all’interno dell’azienda edile della famiglia Di Maio. «Prendevo i giornali – racconta Andrea Santoni in uno stralcio dell’intervista a La Verità ripresa dal Corriere della Sera -, raggiungevo la mia postazione e li vendevo. A casa facevo i conti e preparavo la busta con il denaro per i Renzi. Matteo prendeva le buste con i nostri nomi, ma non le apriva davanti a noi».
Ora Andrea Santoni è emigrato in Inghilterra dove lavora come chef a Londra, ma il suo racconto pone in una posizione difficile la famiglia Renzi: «Io non ho mai firmato alcun contratto e non ho dovuto mai presentare alcun documento. Era tutto in nero». Accuse molto gravi, ma Tiziano Renzi ha spiegato su Facebook di avere tutte le carte in regola e si è detto pronto ad andare in tribunale per dimostrare che non ha mai sfruttato dipendenti «non inquadrati», ma era solito pagarli in contanti.
Anche Matteo Renzi ha parlato di immediata querela nei confronti del quotidiano diretto da Belpietro e nega ogni addebito e qualsivoglia paragone tra lui, suo padre e la famiglia Di Maio. Nel frattempo, il Movimento 5 Stelle alza gli scudi accusando l’ex segretario del Partito Democratico di aver gettato fango per giorni sul loro leader nascondendo gli scheletri del proprio armadio.
(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)