Registro delle opposizioni: ecco perché non funziona (e i call center ti chiamano lo stesso)

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Il registro delle opposizioni si dimostra un'arma spuntata a causa dei consensi degli utenti. Mancano norme chiare e le multe sono troppo basse.

Call center, telemarketing e telefonate pubblicitarie molestie. Un fenomeno in costante crescita col passare degli anni e ormai diventato incontenibile e incontrollabile per i consumatori “ostaggio” delle norme attualmente in vigore, tali da rendere inutile il cosiddetto registro delle opposizioni. 



ANSA/EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT

LO STRUMENTO PER DIFENDERSI NON FUNZIONA

Repubblica ha analizzato la situazione scoprendo che

sono 1,44 milioni gli iscritti al “registro delle opposizioni”, il solo mezzo oggi disponibile per chiedere di non essere più disturbati. Cioè appena l’1% dei numeri attivi in Italia (fissi e mobili). E nel 2013 gli iscritti erano già 1,2 milioni; cioè, negli ultimi due anni, dopo il boom iniziale, si sono aggiunti solo 240mila utenti



IL REGISTRO DELLE OPPOSIZIONI, UN’ARMA “SPUNTATA”

Si tratta quindi di uno strumento “spuntato” che ha spinto il Garante della Privacy e le associazioni dei consumatori a tornare alla carica chiedendo nuove regole:

Non bastano i 2,6 milioni di euro di multe fatte dal Garante fino al 31 dicembre 2015, a seguito di 20mila segnalazioni di utenti infuriati. Il problema è nelle regole, sostengono in coro Garante e associazioni. Vediamo allora quali sono. Se il nostro numero di telefono (fisso o mobile) è presente nell’elenco telefonico pubblico, possiamo decidere di toglierlo in qualsiasi momento; se ce lo lasciamo, possiamo iscriverlo al registro delle opposizioni. Così facendo, però, vietiamo alle aziende di telemarketing solo una cosa: di usare il numero se lo hanno trovato nell’elenco. Se lo hanno avuto in un altro modo possono chiamarci comunque, a patto di avere ottenuto il nostro consenso. Il problema è che spesso ce lo estorcono con l’inganno o sfruttando la distrazione. Quando, ad esempio, attiviamo un’utenza, compriamo un biglietto online, prenotiamo un hotel, compiliamo un modulo per ottenete una promozione o una carta fedeltà.



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«NON ESISTE UN REGISTRO PER LA NEGAZIONE DEL CONSENSO»

Il problema dell’elenco telefonico è quindi presto risolto. Basta un momento di distrazione o un consenso e il gioco è fatto. Marco Pierani di Altroconsumo spiega che

«le norme italiane sono limitate. Non prevedono un registro per la negazione totale del consenso, come in altri Paesi europei ». Una sorta di “registro universale” i cui iscritti non possano essere mai chiamati a scopo di marketing (anche se dovesse risultare che in precedenza hanno acconsentito). «Così basta distrarsi un momento — aggiunge Pierani — mettere una X su un modulo, e non si esce più dal tunnel delle telefonate moleste»

LE NORME E LE MULTE

Le norme permettono una via d’uscita ma non è detto che questa sia facilmente percorribile:

permettono all’utente di annullare il consenso già dato, ma per farlo bisogna rivolgersi all’azienda cui lo si era concesso. Lo stesso Garante riconosce che è complicato. Un registro universale fornirebbe invece la prova inoppugnabile che l’utente non vuole più essere chiamato, assicurando quindi a chi sgarra una maggiore “certezza della pena”. Come succede oggi per chi utilizza l’elenco telefonico pubblico senza filtrare i numeri iscritti al registro delle opposizioni.
«Il registro, tecnicamente, funziona bene», dicono dalla Fondazione Ugo Bordoni, del ministero dello Sviluppo economico, che lo gestisce. «Il problema sono i consensi dati involontariamente dagli utenti a finire in elenchi diversi da quello pubblico protetto da noi». Anche qui, la ricetta è la stessa: «Serve un registro potenziato ». Il Garante chiede anche una modifica normativa per poter erogare sanzioni più alte delle attuali (da 10 a 120 mila euro). Le aziende di marketing devono pagare per filtrare i propri numeri con il registro delle opposizioni (da 18 euro per un pacchetto di 1.500 numeri a 208mila euro per uno da 100 milioni), quindi alcune possono essere tentate di saltare questo passaggio accettando il rischio di una (piccola) multa. Le lacune sono insomma numerose: in attesa di correzioni normative, per ora non all’orizzonte, agli utenti non resta che difendersi con le armi disponibili, il registro e le segnalazioni al Garante. E prestare la massima attenzione quando firmano qualcosa.