Quanto si guardagna con i furti di rame?

Categorie: Attualità

Negli ultimi anni l'oro rosso è diventato un materiale ambitissimo grazie alle sue qualità che l'hanno reso indispensabile per sostenere le economie emergenti con gruppi criminali che si sono adeguati facendo nascere un mercato parallelo in cui il materiale costa la metà con ingenti danni alle imprese locali

Negli ultimi mesi si sono intensificate le notizie relative ai furti di rame nei cantieri, nelle aziende, negli impianti ferroviari. Secondo le forze dell’ordine il motivo è da ricercarsi nella crisi che spinge i meno esperti a rubare il prezioso metallo rosso nella speranza di poter ricavare qualche euro extra rivolgendosi poi a grossisti che a loro volta sono in contatto a soggetti della criminalità che indirizzano il prezioso metallo verso le nuove potenze economiche mondiali, India, Cina e Brasile in primis, con il risultato che oggi più che mai il business del rame rischia il tracollo.



IL RAME RUBATO A MONCALIERI – L’ultimo colpo, avvenuto ieri in Piemonte, aiuta a dare l’idea della portata di questo fenomeno. L’Eco del Chisone ci riferisce di un furto avvenuto alla stazione ferroviaria di Moncalieri dove nella notte ignoti hanno rubato 2.800 metri di cavi per un danno economico di 14 mila euro causando ritardi ai treni in circolazione nell’ordine di 15-25 minuti. E nel solo 2013 i furti di trecce di rame in Piemonte sono stati 140 per un danno di 1 milione e 300 mila euro. Il problema ha una rilevanza nazionale, come dimostra il caso di Messina dove, come spiega La Gazzetta del Sud, la notte tra il 12 ed il 13 novembre 2013 sono stati rubati 3.500 metri di cavi staccati dalla pubblica illuminazione, con il risultato che un intero rione della città è rimasto al buio, con il ladri che prendono di mira le zone più popolose contando sulla celerità della sistemazione dell’impianto da parte dell’autorità pubblica.



L’OSSERVATORIO DEL VIMINALE – Così poi si può rubare nuovamente. Un circolo vizioso dal quale non si riesce ad uscire. Tanto che la polizia ha invitato i cittadini a segnalare la presenza di persone sospette in prossimità dei punti-luce. Il ministero dell’interno, conscio del problema, ha istituito un organo deputato alla tutela del rame, sopratutto pubblico. L’osservatorio nazionale furti di rame ha il compito di monitorare la situazione attraverso la cosiddetta «sicurezza partecipata», ovvero un’azione di contrasto alla criminalità coordinato da soggetti pubblici e privati che, agendo insieme alle forze dell’ordine, aiutano a tutelare il bene sicurezza. E nel 2013 la task force voluta dal Viminale è giunta a risultati importanti che però, e lo diciamo subito, non si sono rivelati sufficienti ma che aiutano lo stesso ad inquadrare la portata del problema.



 

I FURTI PIÙ ECLATANTI DEL 2013 – Il 3 marzo 2013 sono stati fermati tre uomini dell’europa dell’Est con numerosi precedenti penali appartenenti ad una banda specializzata nel furto e nella ricettazione di cavi di rame. Le forze dell’ordine li hanno beccati con la macchina ancora carica di refurtiva, per un totale di 218 chili di rame diviso in 14 trecce lunghe 35 metri rubate sulla linea ferroviaria Battipaglia-Potenza, per un controvalore economico di 7.000 euro. A maggio invece sono stati fermati a Foggia due italiani sul cui furgone sono state trovate due tonnellate di rame di provenienza furtiva destinati ad una ditta locale specializzata nei rottami metallici mentre a Livorno sono state sequestrate 90 tonnellate di materiale proveniente da Libano e Ghana per un valore di 500.000 euro, destinati ad un’azienda toscana specializzata nel recupero metalli che cercava d’importare materiale dai paesi non Ocse senza rispettare l’obbligo di notifica e autorizzazione preventiva scritta previsto dalla legge.

3,5 EURO AL CHILO – Il Centro torna sulla questione legata all’ingresso di nuovi attori sul mercato nero del rame. Con una canalina si fanno 100 euro in un attimo. A rubarla ci vuole poco, a rivenderla ancora meno. Nel mercato ufficiale il prezzo del rame è di circa sette euro ma nel mondo della malavita si può arrivare a 3,5 euro al chilo. Prezzi importanti specie se rapportati con il ferro che in genere può valere anche pochi centesimi per lo stesso peso. Certo, i ladri di rame devono avere anche un po’ d’occhio altrimenti rischiano di rimanere folgorati come successo ad un rumeno che a Sulmona ha concluso così il suo tentativo di furto. Segno però che ormai il furto di cavi di rame non è più una prerogativa dei grandi gruppi criminali.

L’ANALISI DEL 2006 – La Polizia di Stato già nel 2006 provava a quantificare il valore del rame sul mercato clandestino. La fame di oro rosso porta i ladri a rubare anche i crocifissi dai cimiteri, come accaduto in Toscana e Puglia, oltre a grondaie di palazzi e di chiese. Ed oggi una tonnellata di rame può arrivare a costare anche 8000 euro. E se il materiale è di buona qualità, continua la Polizia, il suo prezzo nel mercato nero all’epoca poteva arrivare anche a 10 euro e comunque a non meno di 7. Le Ferrovie dello Stato perdevano tre milioni di euro l’anno mentre i pendolari erano costretti, allora come oggi, ad assistere a ritardi e cancellazioni. Inoltre le aziende coinvolte devono sostenere costi ulteriori per rimettere a posto i danni provocati dai ladri. 

LA REALTÀ ODIERNA – Nextnewmedia riprende un articolo de L’Espresso che ci conferma che nel frattempo le cose sono notevolmente cambiate. Nel biennio 2010-2011 le Ferrovie hanno perso 20 milioni di euro per il furto di rame avvenuto ad una media di 3.200 chili al giorno per un totale di 1000 tonnellate di rame. L’Enel ha perso 2.500 tonnellate mentre la Telecom 3.300. Colpa della crescita del prezzo del rame arrivato a costare 7,5 euro al chilo. L’oro rosso, ricercato dalle grandi nazioni emergenti come Cina, India e Brasile, diventa quindi un prodotto ambito e ricercatissimo. Ed ecco che se nel 2006 ad agire erano i grossisti, ora sono i grandi gruppi criminali ad avere in pugno il mercato del rame. I ladruncoli vendono a 4-5 euro al chilo ai grossisti che a loro volta passano il materiale ai pesci grossi.

(Wikipedia – Giovanni Dall’Orto)

IN LINEA COL MERCATO MONDIALE – Del resto possono essere solo loro a gestire carichi che richiedono numerosi camion e container. Franco Fiumara, numero uno della Protezione Aziendale, il settore sicurezza di Ferrovie dello Stato, aveva definito i ladri «persone con grosse capacità imprenditoriali, che sanno come e con chi trattare. Perché il rame sottratto a Ferrovie, Enel e Telecom finisce spesso in Asia, dove viene riutilizzato per componenti elettroniche». Ma sopratutto colpisce l’andamento dei furti che segue il prezzo del bene. Nel 2009 i colpi erano scesi a 125.000 chili contro il milione e 200 mila tonnellate del 2006. Ma il calo coincideva con il crollo del prezzo del rame. Quando questo ha iniziato a risalire superando i livelli pre-crisi, sono ripresi anche i furti.

L’AUMENTO DEL PREZZO AL CHILO – I ladri colpiscono letteralmente nell’ombra. Spesso aspettano le tenebre per portare via il materiale con colpi che non durano più di venti minuti per venti chili di rame. A volte c’è chi rischia, come coloro che portano via l’oro rosso dalle cabine delle Ferrovie o da quelle dell’Enel ma ci sono altri, specie in Campania, che secondo l’Espresso agiscono nelle aziende, tagliando i cavi di giorno e portandoli via di notte, scongiurando qualsiasi pericolo legato ad una scossa letale. Ma per dare l’idea di come sia cresciuto il mercato nel 2013 basta pensare che, come ci spiega Pisainformaflash, la crescita del prezzo di questo metallo è passata da 4,65 a 6,82 euro al chilo. La Notizia Giornale ci porta un altro dato su cui riflettere. Emilio Arcuri, presidente del consiglio di amministrazione di Amg Energia, società che si occupa dell’illuminazione pubblica di Palermo, ha spiegato che un chilometro di rame costa 500 euro, viene rivenduto al mercato nero a 147 euro e porta una spesa di 3000 euro per ripristinare l’impianto danneggiato.

COM’È CAMBIATA LA LEGGE – Appare quindi evidente il risparmio per coloro che decidono di affidarsi al mercato nero. 353 euro in meno a chilometro. In sostanza, con il prezzo di 1000 metri la malavita ne garantisce 3000. Ma giustamente qualcuno deve pagare ed in questo caso sono le aziende con il ripristino degli impianti. Ed al legislatore non è toccato fare altro che rafforzare le pene per chi ruba l’oro rosso. La legge 119/13 ha inserito il furto di rame, definito con l’espressione «materiale sottratto ad infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici e gestite da soggetti pubblici o da privati in regime di concessione pubblica» tra i reati punibili ai sensi dell’articolo 625 del Codice Penale, furto con aggravanti, con una pena che va da tre a 10 anni ed una multa compresa tra 206 e 1549 euro in caso di due circostanze. Altrimenti la pena va da 1 a sei anni di reclusione.

IL RUOLO DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA – L’aumento di pena riguarda anche l’articolo 648 relativo alla ricettazione che prevede la reclusione da due ad otto anni e con la multa da euro 516 a euro 10.329. Il problema, come riferito dalla Polizia, è che spesso diventa difficile, se non impossibile, catturare i ladri di rame, visto il loro modus operandi e la difficoltà nello scoprire dove verrà compiuto il prossimo colpo. Inoltre, se nel 2006 la Polizia era convinta che la criminalità organizzata non c’entrasse nulla, le cose sono notevolmente cambiate con il passare degli anni. La Repubblica ci parla di un gruppo criminale bloccato nel 2012 dalle forze dell’ordine di Enna che hanno bloccato dieci persone che avevano rubato in un anno dieci chilometri di cavi di rame all’Enel per un danno di 150 mila euro.

IL REALISMO DELLE FORZE DELL’ORDINE – Tra gli arrestati è presente Carmelo Mirabile, già condannato per associazione mafiosa e indicato dagli investigatori come componente della famiglia mafiosa del quartiere Monte Po di Catania, con collegamenti con Francesco La Rocca, presunto capo mafia dei Santapaoliani e capo mandamento della Sicilia sud-orientale. Segno che il livello dello scontro si è alzato e che forse inasprire le pene può servire relativamente. Del resto serve a poco fermare una persona con pochi chili nello zaino quando partono via nave importanti carichi di rame come quello bloccato dalla Polizia a Gioia Tauro nel 2007 su una nave destinata in Cina: 22 tonnellate di oro rosso pronti a dirigersi in Asia. Segno che ad oggi il business è planetario e che non basta mettere in galera qualche ladruncolo per sperare di arginare il fenomeno, anche se l’inasprimento delle pene rappresenta un piccolissimo passo in avanti. Ed il capo della polizia, Alessandro Pansa, ripreso dal Corriere delle Comunicazioni, ne è consapevole:

Siamo sicuri che la normativa ultima che prevede pene più severe per i furti, porterà risultati. Il fenomeno coinvolge più Paesi e il mercato è molto più ampio del singolo territorio colpendo le strutture in modo grave. Abbiamo chiara una cosa: la repressione non basta, servono forme efficaci di prevenzioni. È indispensabile che gli attori abbiano un sistema che li difenda, servono regole che disciplinano l’acquisto del rame

E nell’attesa l’oro rosso continua a sparire.