Protocollo sanitario FIGC, intervista al Medico dello Sport Salvatore Cristiani

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Il coronavirus ha anche messo in ginocchio il mondo del calcio e il protocollo sanitario stabilito dal comitato tecnico scientifico istituito dal Governo  per la ripartenza sta facendo molto discutere. Noi di Giornalettismo abbiamo intervistato il dottor Salvatore Cristiani, Dirigente Medico della ASL Roma 2 coordinatore della Medicina dello Sport ed in passato per 12 anni dal 1985 al 1997 medico responsabile dell’As Roma con anche diverse partecipazioni come medico in FIGC.



Dottor Salvatore Cristiani analizza ai nostri microfoni la situazione dello sport con il coronavirus

Abbiamo subito chiesto al Dottor Cristiani cosa pensa di questi ultimi mesi in cui il coronavirus ha sconvolto le nostre vite: “L’avvento della pandemia  è stato uno tsunami per tutto il mondo, ha colpito dal punto di vista sociale ed economico. Anche il mondo dello sport è stato ovviamente duramente colpito dovendo fermarsi seguendo i dettami dati dal comitato tecnico scientifico”.

L’annuncio del Ministro Spadafora sull’apertura ha preoccupato molto le persone, ma il dottor Cristiani spiega che non bisogna avere particolare ansia: “Sono abbastanza ampi gli spazi nelle palestre per cui il distanziamento tra gli atleti che eseguono esercizi tecnici o con attrezzi può essere mantenuto. La cosa importante è che ci sia una particolare attenzione da parte di ogni iscritto. Tutti devono documentare di non aver avuto i sintomi e di non essere venuti a contatto con portatori di coronavirus, tecnicamente si definisce petriage. Tutto andrà periodicamente sanificato più volte durante la giornata e le palestre dovranno attrezzarsi. Bisogna ricominciare, ma con la massima attenzione per evitare un contagio tra gli iscritti”.



L’idoneità sportiva cambierà necessariamente e saranno molto importanti gli esami, sui quali i medici dovranno essere ancor più accurati:  “La federazione medico sportiva italiana ha comunicato gli esami sia per gli amatori che per i professionisti. Questi ultimi dovranno essere visitati dal responsabile specialista in medicina dello sport, tutti quanti gli atleti verranno sottoposti alla ricerca dell’ RNA virale tramite tampone o test rapido prima della ripresa. Se questi accertamenti saranno negativi verranno poi sottoposti a test per vedere se l’atleta ha contratto il virus. Poi naturalmente dovrà essere eseguito un test da sforzo massimale con valutazione polmonare e saturazione dell’ossigeno a riposo, durante e dopo sforzo. In associato bisognerà eseguire anche elettrocardiogramma e j holter per le 24 ore. Per i covid positivi in aggiunta ci sarà una tac. Il nulla osta alla ripresa arriverà poi dall’infettivologo”.

La classifica di rischio per i vari sport è fondamentale per la ripresa: “Non si possono assolutamente paragonare attività sportive con più atleti rispetto ad altre in singolo. Prendiamo il tennis, il golf, la ginnastica e la vela in singolo sono sport che non avvengono in presenza di contatto tra atleti. La classificazione è importante perché lo ha realizzato comunque la commissione medica in parallelo con quella Colao che si era occupata dei rischi per le attività economiche. Si passa da un valore 0 nullo, ad 1 scarso, 2 medio, 3 alto, 4 elevato. Questa classificazione può aiutare ad evitare accensioni della patologia”.



Sulle polemiche dei medici di Serie A che non vogliono assumersi la responsabilità di mandare in campo gli atleti è duro: “Io mi prendo tutti i giorni la responsabilità di quello che faccio. Questo è un punto che non ha assolutamente valore. La professione del medico è esposta quotidianamente a responsabilità penali e civili, ma un magistrato non rinvierà mai un medico a giudizio se non ha commesso negligenza. Se i colleghi applicano il protocollo non potranno mai essere messi sotto accusa in caso di positività di uno o più atleti del club. È un pretesto che stanno trovando i colleghi, nella nostra professione siamo sempre esposti a procedimenti penali e civili. Il medico deve avere un ruolo importante come espresso anche dal dott. Castellacci e non essere l’anello debole”.

Ci sono degli aspetti particolari nel protocollo sanitario e il dottor Cristiani ci spiega: “Bisogna attenersi scrupolosamente a determinati comportamenti. Una squadra prima del ritiro già è stata sottoposta a tampone, da quel punto di vista ci saranno dei punti fermi per la collettività. Il problema nasce da un punto di vista strutturale perché molto società di serie a non hanno un centro sportivo con stanze per ogni singolo calciatore, tecnico, massaggiatore e magazziniere. Diverse società vanno in ritiro in alberghi e in questo momento si trovano enorme difficoltà a reperire un ambiente adeguato e rispettare ogni singola procedura. Il calcio è uno sport di contatto, barriere, contrasti quindi il contagio è possibile ma sono convinto che se verranno applicate le regole sarà possibile andare avanti”.

 

Sulla quarantena di due settimane per tutta la squadra in caso di tampone positivo il dottor Cristiani ci chiarisce alcuni aspetti: “Il protocollo sanitario del comitato tecnico scientifico stabilisce in Italia, rispetto all’Inghilterra che tutta la squadra vada in quarantena in caso di positività. Io penso che se disgraziatamente durante il ritiro un atleta risultasse positivo tutta la squadra debba essere sottoposta a due test nell’arco di 24 ore, se tutti risulteranno negativi verrà messo soltanto il positivo in quarantena per 14 giorni e la squadra potrà continuare ad allenarsi. Solo in caso di più di una positività andrà in quarantena tutta la squadra”.

Giocare ogni tre giorni potrebbe provocare un maggior numero di infortuni, ma in questo caso il Dottor Cristiani non si preoccupa più di tanto: “Dietro a un trauma un medico non può fare nessuna prevenzione, ad esempio l’infortunio di Zaniolo è stato dopo un contrasto di gioco. Un’altra cosa è la prevenzione degli infortuni muscolo tendinei di cui mi occupo quotidianamente. Se vengono svolti i giusti esami con test posturale clinico in cui analizzare tutti i recettori che controllano il tono dei muscoli difficilmente potranno subire infortuni. Tre giorni mi sembra un tempo di recupero possibile con una rosa di atleti che si alimentano e si allenano al meglio, poi sono state anche aumentate le sostituzioni disponibili”.