Fase 2, la proposta del Pd: «Incentivi per ridurre orario di lavoro e non licenziare»

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Con l'inizio della fase 2 il tema centrale diventa la crisi economica. Dal Pd arriva una proposta di legge sul lavoro in Italia

Con l’inizio della cosiddetta ‘fase 2‘, quella che da lunedì 4 maggio 2020 è entrata in vigore in Italia dopo le misure restrittive causate dall’emergenza coronavirus, il tema centrale con cui dobbiamo fare i conti è la crisi economica. Sono moltissimi, infatti, gli italiani che hanno perso il lavoro o che sono finiti in cassa integrazione. E allora, da un’ala della politica, arriva una proposta per permettere a tutti, o quasi, di lavorare.



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Contratti stabili meno costosi fino a 30 ore settimanali, incentivi ai part-time volontari, penalizzazione fiscale delle ore di straordinario oltre una data soglia, part-time come prassi nel pubblico impiego. Sono gli interventi della proposta di legge depositata dai deputati del Pd Stefano Lepri, Maurizio Martina, Andrea Orlando, Debora Serracchiani, Chiara Gribaudo. Quattro misure che potrebbero portare a 750 mila occupati in più all’anno per un costo di 2,8 miliardi a regime. Ma anche a una riduzione dei salari. «Ci ispiriamo al modello tedesco – ha dichiarato Maurizio Martina – prevedendo non più di 42 ore settimanali, straordinari inclusi. L’Italia ha un gap da colmare con la Germania: lavoriamo di più, 180 ore contro 160 al mese, ma con una produttività più bassa. Puntiamo a trasformare l’eccesso di straordinario in occupazione aggiuntiva», ha detto il deputato del Pd. «Si parla molto di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, ma l’ipotesi non funziona, si perde competitività», ha detto Stefano Lepri. «Anche la Francia che aveva introdotto le 35 ore poi è tornata indietro. In attesa che il Pil riparta, non ci resta che fare fette più piccole della torta che abbiamo, invece di lasciare le persone fuori dal mercato del lavoro a vivere di espedienti o di reddito di cittadinanza».



La proposta Pd ha un costo stimato per lo Stato di 800 milioni il primo anno, 1,6 mld il secondo, 2,3 miliardi il terzo e a regime 2,8 miliardi. I potenziali occupati aggiuntivi, se tutte le aziende assumessero con le risorse che si liberano con il taglio delle ore, potrebbero arrivare a 750 mila: 150 mila dalla defiscalizzazione dei contratti a 30 ore e del part-time volontario, 100 mila grazie alla ‘quota 30’ nella Pubblica amministrazione e almeno 500 mila dal disincentivo delle ore di straordinario.

[CREDIT PHOTO: TWITTER/CISL NAZIONALE]