«Ho picchiato la prof di mio figlio, lei mi aveva sfidato con lo sguardo»

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Il caso a Padova. «Chiedo scusa», ripete ora la mamma

«Le chiedo scusa. Siamo una famiglia normale, non gente violenta». Parla così la donna che pochi giorni fa in provincia di Padova, a Selvazzano, ha picchiato la professoressa di suo figlio. La mamma si era presentata a scuola per chiedere conto di un’insufficienza del figlio, ha aggredito l’insegnante di inglese, una 47enne, colpendola al volto in maniera così forte da mandarla al pronto soccorso.



La prof picchiata a scuola a Padova, la mamma dell’alunno chiede scusa

La sua testimonianza è stata raccolta dal quotidiano La Stampa. La prof ha subito la rottura del setto nasale, ha due ematomi sul viso, un occhio gonfio circondato da due lividi. «Non so cosa mi sia successo – dice oggi la madre dell’alunno -. Ho visto mio figlio piangere per un diritto negato e ho perso la calma. La docente mi ha sfidato con lo sguardo e io ho agito d’istinto. Ho sbagliato, chiedo scusa». Non ha nemmeno 50 anni, la donna che ha aggredito, ha un lavoro che le consente di stare a contatto con la gente e un figlio che si divide tra scuola e sport (gareggia a livello europeo) e che quest’anno non è riuscito ad arrivare ad un rendimento sufficiente anche per i suoi impegni extra didattici. Per lui è arrivata la bocciatura. «So che il mio comportamento ha avuto un ruolo nel provvedimento – ha affermato ancora la madre – ma non sono violenta, è stato un momento di smarrimento».

Dal 18 maggio al 4 giugno il figlio era impegnato all’estero, per una competizione agonistica, con qualche insufficienza da evitare. Al ritorno a scuola, la scorsa settimana, avrebbe chiesto una nuova interrogazione. Opportunità però negata dalla prof. «Venerdì sono andata a scuola e l’ho affrontata. Mio figlio – ha detto ancora la mamma dell’allievo alla Stampa – era in lacrime e mi ha detto che gli era stata negata la nuova interrogazione. Quello che secondo me era un suo diritto. Ho provato a chiedere spiegazioni, poi ho perso le staffe». A quel punto la tentazione di farsi giustizia da sola. Era adirata. «L’insegnante mi ha sfidata con lo sguardo». È la scintilla. «Mi ha detto che la trattenevo e a quel punto ho commesso l’errore. L’ho colpita».



(Foto generica da archivio Ansa)