La Torre di Pisa pende a destra. I risultati delle ultime elezioni comunali hanno «regalato» alla città toscana una giunta guidata dal leghista Michele Conti che governa in compagni di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Uno dei primi passi fatti dal Comune è stato quello di metter mano al Documento unico di programmazione (Dup). Modifiche che hanno fatto emergere numerose criticità per una svolta xenofoba e contraria ai principi previsti dalla nostra Costituzione.
Come riporta Il Manifesto, il caso è molto simile a quello delle scuole di Lodi, dove ai genitori di bambini extracomunitari veniva richiesta la presentazione di una documentazione dettagliata quasi impossibile da ottenere dai propri Paesi di origine. E a Pisa questa richiesta, sul modello lombardo bloccato – però – dalla magistratura -, riguarda non solo la mensa scolastica, ma anche l’iscrizione dei bambini negli asili nido e la distribuzione negli alloggi popolari.
«Dall’analisi del documento emergono profili discriminatori sia nella parte di indirizzo, sugli obiettivi strategici, che nella sezione dei programmi – spiega a Il Manifesto il consigliere comunale Ciccio Auletta di Diritti in Comune -. La giunta Conti prova a ricalcare il progetto del comune lombardo l’obbligo di produzione, da parte dei cittadini extracomunitari, di un certificato scritto, ottenibile mediante ambasciate e consolati, che certifichi i possedimenti immobiliari nella nazione di origine per poter accedere all’assegnazione degli alloggi popolari, e alle prestazioni sociali agevolate in tema di diritto alla casa. In altre parole si parla dei servizi relativi al patrimonio di edilizia popolare residenziale, del regolamento dell’emergenza abitativa, e del bando contributo affitti».
Sulla questione, Il Manifesto ha chiesto un parere legale anche ad Altro Diritto, Centro universitario di informazione giuridica sul diritto degli stranieri e la tutela antidiscriminatoria che ha sottolineato molte criticità: «Tutto ciò rappresenta un’ipotesi di discriminazione diretta fondata sulla nazionalità, vietata sia dal diritto dell’Ue di fonte primaria e derivata, che dal diritto interno. Dall’analisi del documento emergono profili discriminatori sia nella parte di indirizzo, sugli obiettivi strategici, che nella sezione dei programmi».
(foto di copertina: ANSA/ GABRIELE MASIERO)