In ogni scuola italiana c’è un soggetto esterno, una sentinella, (probabilmente) pagata dallo Stato per svelare se qualcuno all’interno degli istituti faccia riferimento al gender. La notizia, che appare molto strana, è stata data direttamente dal senatore della Lega Simone Pillon. Lo ha annunciato sulla sua pagina Facebook raccontando e decantando i ‘successi’ del suo Family Day, dopo quattro anni. E tra i trofei esposti c’è questa storia del guardiano inserito all’interno delle scuole.
«Sono trascorsi quattro anni dal Family Day. Abbiamo fermato il gender nelle scuole e messo una sentinella in ogni scuola. Abbiamo pagato di persona con calunnie, condanne, minacce. Pazienza. Ne vale sempre la pena – ha scritto Simone Pillon sul suo profilo Facebook -. Questo ed altro per il bene dei nostri figli». Peccato che non ci sia nessuna legge approvata negli ultimi quattro anni in cui si fa riferimento a questi guardiani della famiglia tradizionale negli istituti scolastici italiani. Quindi, qualora fosse vero quanto detto dal senatore leghista, sarebbe un qualcosa al di sopra della legge. E in molti utenti – che non si sono solamente soffermati sulla questione etica delle sue parole – si sono interrogati su una domanda ben precisa: ma chi paga?
«Tali affermazioni sono assai gravi e richiedono un immediato intervento del ministro Bussetti – dice la senatrice del Pd Simona Malpezzi, vicepresidente del gruppo dem e componente della commissione Istruzione – . Per questo ho depositato, insieme a molti altri colleghi del Partito Democratico, un’interrogazione urgente. Non esiste, infatti, nessuna ideologia gender e affermare il contrario è falso e pericoloso. Sarebbe poi gravissima l’introduzione di una sentinella nelle scuole per valutare l’insegnamento dei docenti».
Ricordiamo che nel recente passato lo stesso Pillon è stato condannato per alcuni commenti contro una comunità LGBT ed è finito nel mirino nelle critiche per il suo ddl. «Riteniamo doveroso a questo punto – prosegue Malpezzi – che il ministro smentisca queste strampalate affermazioni, che ledono la sua autorevolezza e chiarisca, una volta per tutte, che non esiste alcuna teoria gender ma solo la possibilità per le scuole di prevedere, nel piano triennale dell’offerta formativa, l’attuazione dei principi di pari opportunità e contrasto alle discriminazioni come previsto dai principi costituzionali».
(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)