Perché Luigi Capasso fu ritenuto idoneo al servizio

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Storia di una incredibile sottovalutazione del problema. Aperta indagine interna all'Arma

Luigi Capasso era idoneo a svolgere la sua professione e a possedere un’arma di ordinanza. Lo stabilirono gli psicologi che lo avevano ascoltato. L’appuntato scelto, che ha sparato alla moglie, uccidendo le sue due figlie si è poi suicidato.



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Capasso era stato visitato una prima volta presso la scuola sottufficiali dei carabinieri di Velletri quando era stato trasferito in Caserma. L’uomo infatti aveva optato per la caserma dopo aver lasciato la casa in cui viveva con la moglie e le bambine. E una seconda volta, presso la Asl. Nessun psicologo che però ha avuto a che fare con lui pensava ai rischi in corso.

Quello che però è avvenuto nelle settimane precedenti alla strage di Cisterna ha dell’incredibile. Lo spiega Sarzanini per il Corriere della Sera:



Possibile che nessuno abbia approfondito i rapporti con la moglie? Eppure Antonietta Gargiulo si era confidata con un maresciallo che lavorava nella stessa caserma di Capasso.
Per due volte lo aveva incontrato. In quel periodo le figlie erano già seguite dagli assistenti sociali perché erano spaventate dagli scatti d’ira del padre e la stessa Antonietta aveva deciso di chiedere un sostegno. Non solo. Proprio per avere le giuste indicazioni su come comportarsi si era rivolta al centro antiviolenza che si trova a Cisterna di Latina, dove viveva.
Il 26 gennaio, quando viene convocata dagli agenti del commissariato del suo paese perché il marito ha presentato un esposto nei suoi confronti, viene accompagnata proprio da una volontaria del Centro.
«Dovete tenere mio marito lontano da me e dalle mie figlie», chiede ai poliziotti. Non lo ha fatto nessuno e adesso Antonietta dovrà sopportare il dolore più grande per una madre: sopravvivere alle sue figlie ammazzate dal padre.

LUIGI CAPASSO IDONEO: INTERVIENE L’ARMA DEI CARABINIERI

Il comando generale dell’Arma dei Carabinieri intende a questo punto verificare “se le autorità gerarchiche e sanitarie competenti a valutare il comportamento e la condizione psicofisica dell’appuntato Luigi Capasso avessero elementi sufficienti per prevedere quanto purtroppo è accaduto, nonché se sia stato fatto tutto ciò che la legge consentiva a tutela della consorte e, per estensione, dell’intero nucleo familiare“. Oltre a fornire all’Autorità giudiziaria “la massima collaborazione investigativa e ogni informazione in suo possesso“, l’Arma ha disposto “per gli aspetti di propria competenza l’esecuzione di una rapida inchiesta, tesa ad accertare i fatti con puntualità e trasparenza“. Questa procedura, “ulteriore rispetto al procedimento già avviato dall’Autorità giudiziaria“, porterà “a una completa conoscenza della vicenda e all’adozione dei provvedimenti che si renderanno necessari“. L’Arma ha dovuto fare per forza di cose così. Anche perché il ministro dell’Interno Marco Minniti ha definito queste “sottovalutazioni” inaccettabili.