Perché le pseudoscienze sono un pericolo

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La comunità scientifica spesso si trova a fare i conti con teorie non verificate che promettono speranza e cambiamento in contrasto alla metodologia della scienza con il risultato che i due mondi vengono a trovarsi in conflitto tra coloro che chiedono rigore ed altri che propongono promesse puntando anche a cambiare la storia, se necessario

Cosa s’intende con la parola «psuedoscienza»? Questo termine indica ogni teoria o metodologia che pratica, afferma o si auto-definisce scientifica anche se non ha alcuna aderenza al metodo scientifico o sperimentale. Ovvero, ogni teoria che non può essere verificata e che non porta ad alcuna progressione.



 



UNA CONCEZIONE DIFFUSA – E se una teoria non è verificabile non può essere definita scienza, perché appunto risulta priva di riproducibilità e verificabilità soggettiva. Ed eccoci alle pseudoscienze, i cui effetti possono essere problematici sull’opinione pubblica. Gilberto Corbellini, docente di storia della medicina e di bioetica all’università Sapienza di Roma, intervenuto alla conferenza «Perchè ci lasciamo ingannare dai venditori di illusioni e come possiamo difenderci», tenutasi lo scorso 28 marzo all’Accademia dei Lincei, ha confermato che le credenze non scientifiche relative a fatti acclarati sono largamente diffuse e che queste fioriscono in società il cui funzionamento dipende da conoscenze scientifiche di base ed applicate.

QUELLI CHE CREDONO ALL’ASTROLOGIA – Questo significa che le credenze non verificabili sono parte integrante della nostra vita quotidiana ed influenzano la conoscenza dell’opinione pubblica. A conferma di questa teoria è stata proposta la conclusione di uno studio a cadenza annuale pubblicato dalla National Science Foundation americana che ha dimostrato come nell’ultimo anno la percezione dell’astrologia come scienza presso la popolazione statunitense è scesa in due anni, dal 2010 a 2012, dal 62 al 55 per cento. Questo vuol dire che sono aumentate le persone che ritengono l’astrologia una scienza. E fa pensare il fatto che ad essere maggiormente aderenti a tale teoria sono le persone comprese nella fascia d’età 18-34 anni.



GLI ITALIANI APPASSIONATI DI NUMERI – E tali numeri sono propri anche della situazione italiana. Corbellini nel corso del convegno ha spiegato che oltre il 50 per cento dei nostri connazionali crede nella fortuna dei numeri mentre meno di un quarto è a conoscenza del metodo scientifico. Una proporzione quasi opposta rispetto alle credenze dei nord-europei che dal canto loro coltivano, per meno di un terzo del totale, superstizioni ed idee non verificabili mentre oltre il 50 per cento è a conoscenza di come si verifica l’efficacia di un farmaco. E questo porta di conseguenza, a tali latitudini, ad un aumento nel consumo di medicine alternative o complementari.

IL RUOLO DELL’EDUCAZIONE – Secondo Corbellini è facile capire quali siano i processi ed i meccanismi comportamentali che hanno portato l’uomo ad essere preda d’illusioni, di parola e di procedure false e pseudoscientifiche nonostante i successi eclatanti della scienza: «Esiste una letteratura monumentale da cui risulta che veniamo al mondo con un cervello e delle predisposizioni cognitive ed emotive che nella sostanza non sono diverse da quelle evolute dai nostri antenati per sopravvivere nel Paleolitico, e che se non educhiamo opportunamente i cuccioli umani e non facciamo una costante manutenzione degli strumenti critici che ci può fornire l’istruzione scientifica, la maggioranza di noi precipita molto facilmente nelle trappole delle credenze intuitive, che ci mettono alla mercé di diverse categorie di impostori».

COME DIFENDERSI? – Ma se da un lato i meccanismi ed i processi che inducono o portano le persone a credere ad idee non verificabili sono palesi, ha continuato Corbellini, dall’altro è meno chiaro capire come difendersi e sopratutto perché. Ogni caso viene avvertito da una minoranza e diventa d’interesse generale al momento della scoperta di abusi o casi eclatanti. Ma in realtà a far esplodere i casi sono le condizioni specifiche che, in un determinato contesto, portano all’esplosione di un avvenimento, di una scoperta, di un qualcosa che mobilita la masse che si definiscono sostenitrici di una pseudoscienza nonostante questa non sia verificabile. Ma il problema, secondo Corbellini, non è solo delle pseudoscienze e va ricercato più a fondo.

L’INVESTIMENTO NELLA FORMAZIONE – Secondo l’esperto non è detto che una maggiore cultura scientifica possa risolvere ogni problema ma è necessario un percorso sostanziale, a tappe, che parta dall’età scolare: «l’espressione cultura scientifica, nonché la sorella comunicazione scientifica rimangono troppo vaghe, ed esistono indizi per cui si può ipotizzare che non sia tanto la cultura scientifica quanto piuttosto la comprensione critica di come funziona la scienza, che può essere acquisita solo attraverso specifici processi di istruzione, che può immunizzare contro le imposture della pseudoscienza e la loro contagiosa diffusione sociale. Ma questo significa usare nelle scelte politiche scolastiche e universitarie, soprattutto per quanto riguarda la formazione delle élite professionali, le migliori prove su come sia possibile o più probabile ottenere come risultati dei percorsi di apprendimento capacità di critica razionale, rispetto per i fatti controllati e autonomia di giudizi».

L’AZIONE DEL CICAP – Conclusioni molto simili a quelle emerse nel corso del convegno organizzato dal Cicap dal titolo «Il valore dei fatti», svoltosi nell’aula Magna dell’Università degli Studi di Milano. L’incontro, organizzato dal Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, fondato da Piero Angela nel 1989, si è posto l’obiettivo di parlare della diffusione delle teorie non verificabili partendo dalla circolazione mediatica in campo medico, alimentare, economico, storico, di contenuti privi di qualsiasi riscontro effettivo, allo scopo di riaffermare il valore dei fatti e la necessità che le diverse affermazioni, teorie, ipotesi di spiegazione immesse nel dibattito pubblico siano adeguatamente sostenute da prove, per garantire ad una società democratica le condizioni necessarie a prendere decisioni consapevoli, basate su informazioni accurate.

LE VERITÀ DEI GIORNALISTI – In questo senso Giuseppe Remuzzi, coordinatore delle attività di ricerca della sede di Bergamo dell’Istituto Mario Negri, ha attaccato nello specifico i giornalisti e gli operatori dell’informazione colpevoli di non prendere una posizione netta sul tema delle scienze, o delle pseudoscienze, accusandoli di voler per forza cercare voci contrarie a protocolli e progetti certificati da migliaia di scienziati fino a trovarne due che esprimono la propria contrarietà e dare spazio a loro parlando di scontri nella comunità scientifica. A riprova di quelle che sono le responsabilità degli operatori della comunicazione, strettamente collegate alla mancanza di una comunicazione standard ed efficace sul tema.

IL DIBATTITO CON IL PUBBLICO – Nel corso dell’incontro sono emersi numerosi temi che negli ultimi anni hanno appassionato l’opinione pubblica italiana come fatto da Beatrice Mautino, coordinatrice del Festival della Scienza di Genova, come il caso Di Bella, Stamina le teorie che metterebbero in stretta correlazione autismo e vaccini trivalenti. Ed in questo senso è giusto registrare confronti franchi ma comunque corretti tra relatori ed intervenuti come pubblico che hanno ribattuto colpo su colpo riguardo alla validità di alcune teorie scientifiche, o pseudoscientifiche. Il continuo scontro tra teorici, studiosi o semplici appassionati porta poi all’evoluzione di nuovi scontri all’interno della comunità scientifica o anche al di fuori.

IL RUOLO DELLA SPERANZA – I fratelli Marco e Sandro Biviano, fratelli di Lipari ed ammalati di distrofia muscolare, famosi per essersi incatenati davanti a Montecitorio, alle telecamere di Presadiretta dissero che la loro protesta in funzione di Stamina era necessaria perché non volevano che qualcuno togliesse loro la speranza. E poco importa che con il passare dei mesi la tecnica proposta da Davide Vannoni non fosse efficace o che mancassero i protocolli. L’importante per loro, così come per tutti i malati, le famiglie ed i sostenitori degli stessi, che venisse data loro speranza, non importa a che prezzo. Con il risultato che molte famiglie hanno poi denunciato perdite importanti, nell’ordine delle migliaia di euro, per cure che si sono rivelate inefficaci.

UNA LETTURA DELLA CONOSCENZA – Attenzione. La storia dei fratelli Biavano rappresenta solo la speranza da parte loro nei confronti di una cura che si diceva fosse osteggiata dalla scienza medica tradizionale o da Big Pharma. Ma parliamo solo di un caso che s’inserisce in molte altre usanze pseudoscientifiche in quanto non verificabili in senso assoluto. Come conferma Torino Scienza, i casi di cure o tradizioni non scientifiche sono ben più di quelle che vengono quotidianamente trattate dai giornali. Tanto che viene confermato come le pseudoscienze abbraccino in realtà tutti i campi della conoscenza umana, con la matematica e la statistica che vengono travisate dalla lottologia scientifica a causa di un’applicazione sbagliata delle leggi dei grandi numeri.

LE DIVERSE TIPOLOGIE – L’astronomia deve fare i conti con l’astrologia, la perizia calligrafica degenera nella grafologia popolare, la medicina convive con la pranoterapia, l’omeopatia, la cristalloterapia, la cromoterapia, i fiori di Bach. La polizia si affida alla veggenza mentre la geologia si affida alla rabdomanzia. La psicofonia promette di parlare con i defunti, così come la medianità. La geobiologia salvaguarda la salute nelle nostre case e che contempla la presenza dei nodi di Hartmann. Non dimentichiamoci poi dei cerchi del grano e l’ufologia. Il numero di pseudoscienze esistenti negli ultimi anni e che vengono alimentate da dicerie e credenze pubblicate su blog e siti internet, a dimostrazione di come la rete stia cambiando il rapporto tra scienza e cittadini, ha costretto il Cicap ad agire per affrontare le sfide che caratterizzeranno la conoscenza in futuro.

IL CAMBIO DI NOME DEL CICAP – Per questo si è deciso di cambiare il nome dell’associazione sostituendo la parola identificata dalla lettera P. Da «Paranormale» si è scelto di passare a «Pseudoscienze». Agopress riporta la voce del segretario del comitato, Massimo Polidoro, che ha giustificato così il cambiamento del nome: «Maghi, medium, astrologi e fantasmi figurano ancora nel palinsesto televisivo e sui giornali, perché sono argomenti che affascinano sempre, e il Cicap non smetterà di occuparsene. Oggi però risultano più diffuse e seducenti idee e affermazioni pseudoscientifiche a sostegno di terapie di non provata efficacia, teorie del complotto, leggende metropolitane e falsificazioni storiche».

SCIENZA E PSEUDOSCIENZA – Si, perché una delle preoccupazioni di coloro che vogliono difendere la validità della teoria scientifica è proprio quella di garantire la verità storica di un procedimento, di una cura. Cambiare le carte in tavola evocando un passato che a volte corre il rischio di non esistere neppure non fa bene a nessuno. Né ai promotori della pseudoscienza né a coloro che cercano di difendere il proprio lavoro. Del resto, come spiega Pianetamarte, la scienza non afferma la validità delle proprie teorie, ma deve prima di tutto spiegare i fenomeni noti e fornire previsioni verificabili sperimentalmente. Del resto:

Una nuova teoria potrà superare le precedenti solo qualora riesca a prevedere o spiegare fenomeni non previsti o non spiegati fino ad allora

Per quanto riguarda invece il novero delle pseudoscienze, queste possono essere caratterizzate da tutte o anche da alcune premesse, come la presenza di affermazioni prive di verifica sperimentale oppure in contraddizione con altri risultati sperimentali, la certezza di affermazioni impossibili da verificare o confutare, la tendenza a modificare la natura delle proprie asserzioni per sfuggire alle critiche, la presentazione di risultati sperimentali privi di «peer review», la violazione del rasoio di Occam, ovvero il principio secondo cui per dimostrare una teoria ci si debba limitare alle assunzioni necessarie, fino ad arrivare all’ostracismo della scienza ufficiale, sia per interessi intellettuali sia per motivi economici.

UN CONFLITTO PERICOLOSO – A partire da tali conclusioni ogni lettore può confrontarsi con le teorie che ritiene più o meno corrette. Nel corso del suo intervento al convegno organizzato dal Cicap, Peter Gomez ha dichiarato che il giornalista deve limitarsi ai fatti ed a diffonderli per quelli che sono senza dover proporre opinioni, riconoscendo il valore della rete come mezzo per diffondere notizie giuste e prive di qualsiasi pressione da parte di politici, redattori o persone che sentono di essere messe a disagio da qualsiasi valutazione, affidandosi alla cultura del lettore. Detto questo appare evidente la necessità di proporre le giuste chiavi di lettura alla cittadinanza affinché capisca in maniera indipendente quale sia la lettura corretta e quale possa essere tacciata di ciarlataneria. Si tratta di un passo complesso che da solo riassume quelli che sono i pericoli delle pseudoscienze. Chi non si fida cerca un’altra strada non verificata ma aderente alle proprie valutazioni ed è pronto a gridare al complotto quando si denotano le difficoltà intrinseche al metodo prescelto, generando un conflitto che non avrebbe neanche ragione di esistere.