La motivazione dietro la querela di Pecchini ad Aurora Leone: strumentalizzato il ruolo di influencer

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L'attrice dei The Jackal è stata querelata dall'ormai ex dg della Nazionale Cantanti

La notizia di oggi, ovvero che Gianluca Pecchini querela Aurora Leone e Ciro Priello dei The Jackal, era già nell’aria, dal momento che l’ex direttore generale della Nazionale Cantanti aveva già annunciato il provvedimento in un’intervista nei giorni scorsi. Oggi, grazie anche al lavoro dell’avvocato Gabriele Bordoni, la querela è stata formalizzata. Dunque, non una vera e propria notizia, anche se le motivazioni che stanno dietro alla querela stessa rappresentano il vero spunto di interesse rispetto alla questione.



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Pecchini querela Aurora Leone e illustra le motivazioni della scelta

Alla stampa, infatti, l’avvocato dell’ex dirigente della Nazionale Cantanti ha specificato: «La querela per diffamazione aggravata presso la Procura di Torino è stata necessaria per ristabilire la verità dei fatti; l’uso diretto e personale dei sistemi di comunicazione di massa consente ampia libertà di espressione a chiunque ed è un valore da salvaguardare che va tenuto però ben distinto dalla loro strumentalizzazione. La critica e le opinioni sono sacrosante, ma non lo è affatto la propagazione di notizie infondate».



Esaminiamo con molta attenzione questa dichiarazione. Vi abbiamo già spiegato il contesto in cui si è svolta la querelle tra gli attori dei The Jackal e la Nazionale Cantanti: la partita del cuore è un evento mediatico tra i più importanti in Italia, che ha legato il suo successo alla messa in onda sulla televisione generalista. Si è verificato un cortocircuito nel momento in cui due influencer – come Aurora Leone e Ciro Priello (milioni di followers e visibilità garantita con il progetto dei The Jackal) – hanno utilizzato i propri canali di comunicazione per parlare di ciò che è successo dietro le quinte dell’evento stesso. Un elemento che – come si è visto anche in occasione del Primo Maggio con Fedez – ha creato non poco scompiglio nella tradizionale macchina organizzativa dell’evento.

La querela e la riflessione sul termine “strumentalizzazione” quando si parla di un influencer

Alla base della querela, insomma, si riconosce che l’utilizzo personale dei mezzi di comunicazione di massa (come Instagram, appunto) rappresenta un esercizio della libertà d’espressione. La contestazione sta nella presunta strumentalizzazione dello stesso account Instagram. Qui si avverte una leggera discrasia: come si fa a strumentalizzare un canale che, in realtà, appartiene ad Aurora Leone? Cioè: quello è il modo in cui l’influencer – o la performer, in questo caso – comunica soprattutto fatti che riguardano la sua persona. E cosa c’è di più personale di una conversazione in cui Aurora Leone si è sentita attaccata?



Insomma, sembra improprio parlare di strumentalizzazione, dal momento che il canale Instagram è di per sé uno *strumento* della persona a cui è stata contestata la diffamazione. Aurora Leone non ha utilizzato, insomma, uno strumento terzo per farne uso personale. Il suo account è già un qualcosa di estremamente personale. Altra cosa, ovviamente, sarebbe se si fosse dato spazio a notizie infondate che, tuttavia, trovano un qualche riscontro anche nel comportamento di altre persone legate all’evento (si pensi al post di Eros Ramazzotti che ha parlato di atteggiamento incauto da parte di due persone dello staff) e nelle scuse che la Nazionale Cantanti ha rivolto alla stessa Aurora Leone.