«I francesi vogliono prendersi il nostro Parmigiano». Ma l’azienda è in mani straniere dal 2014

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Lactalis ha presentato l'unica concreta offerta per l'acquisizione di Nuova Castelli

La difesa del made in Italy a targhe alterne. Nelle ultime ore si è alzata la preoccupazione per il forte interesse dell’azienda francese Lactalis nei confronti dell’italianissimo Parmigiano Reggiano. Il formaggio dop, uno dei più amati in tutto il mondo, potrebbe finire nelle mani transalpine. Da molti questa mossa è considerata un’onta: come è stato possibile non riuscire a tutelare un marchio così importante che, ora, potrebbe diventare di proprietà dei tanto ‘odiati’ cugini d’Oltralpe? Un’indignazione che, però, non fa i conti con la realtà: la Nuova Castelli (l’azienda leader nella distribuzione dei formaggi Dop italiani e principale esportatore di Parmigiano Reggiano) è stata acquisita da un fondo inglese ben cinque anni fa.



L’80% del capitale sociale di Nuova Castelli, infatti, appartiene al fondo di private equity inglese Charterhouse Capital, ormai da cinque anni. Insomma, le mani straniere sul Parmigiano Reggiano già ci sono dal lontano 2014, ma nessuno ha alzato barricate prima della notizia dell’offerta – l’unica reale e sostanziosa – da parte di Lactalis. Inoltre, la gigantesca multinazionale francese negli anni ha già messo piede (e mani) in Italia acquisendo (e salvando) grandi marchi nostrani come Parmalat, Galbani, Invernizzi, Locatelli e Cadermatori.

Il Parmigiano Reggiano nel mirino dei francesi di Lactalis

Sul fronte italiano, inoltre, oltre a un’iniziale interessamento paventato da Granarolo – che poi si è tirata fuori dalla corsa – nessuna altra azienda ha mostrato un interesse concreto per l’acquisizione di Nuova Castelli e, di conseguenza, del Parmigiano Reggiano. Lactalis, invece, avrebbe presentato al fondo inglese, proprietario dell’80% dell’azienda italiana dal 2014, un’offerta che sfiorerebbe i sei miliardi di euro.



L’appello di Coldiretti allo Stato

Soldi, soldi, soldi. La Coldiretti chiede una mobilitazione delle aziende italiane e dello Stato italiano, per non disperdere un prodotto dop e, soprattutto, non farlo finire nelle mani dei francesi. «Dobbiamo evitare di ripetere un’esperienza come quella di Parmalat e la politica deve passare dalle parole ai fatti – è l’appello del presidente Ettore Prandini – . Le risorse ci sono: Cdp, Granarolo e le banche».

(foto di copertina: archivio Ansa)