Soumayla Sacko è stato ucciso per vendetta contro i furti. Fermato il 43enne indagato

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Il fermo disposto ancora prima dell'esito dei risultati dello stub

I carabinieri della Compagnia di Tropea hanno eseguito il fermo di Antonio Pontoriero, il 43enne di San Calogero già indagato per l’omicidio di Soumayla Sacko, il sindacalista 29enne originario del Mali ucciso sabato sera nel paese della provincia di Vibo Valentia mentre, con due connazionali, prendeva alcune lamiere da una vecchia fornace abbandonata (in Tranquilla). Il fermo è stato disposto dalla Procura ancora prima dell’esito dei risultati dello stub.



Omicidio di Soumayla Sacko, il fermo del 43enne di San Calogero indagato

Il fermo di Pontoriero, agricoltore, è scattato nella notte in seguito a un’ulteriore assunzione di informazioni che hanno confermato un «quadro che era evidente sin dall’inizio», come fatto sapere dalla Procura di Vibo Valentia. L’uomo è accusato di omicidio e porto e detenzione illegale di arma. Il 43enne era stato iscritto nel registro degli indagati già nelle ore immediatamente successive all’uccisione di Soumayla Sacko alla luce delle dichiarazioni dei due maliani che erano con la vittima e alla corrispondenza delle loro descrizioni con le caratteristiche somatiche, il tipo di abbigliamento e l’auto posseduta. L’uomo era anche stato sottoposto alla prova dello stub ma gli inquirenti hanno ritenuto di avere un quadro già ben delineato anche in assenza dei risultati della prova che devono ancora arrivare.

Omicidio di Soumayla Sacko, un colpo di fucile alla testa da 70 metri

Soumalya Sacko è stato ucciso con un colpo alla testa esploso con un fucile da caccia da una distanza di circa 70 metri. I due connazionali che erano con lui, che vivono nella baraccopoli di San Ferdinando, dove alloggiano diversi braccianti africani, hanno raccontato che a sparare sarebbe stato un uomo di carnagione chiara con una maglia scura e pantaloni grigi sceso da un’auto bianca, una Fiat Panda. I due hanno fornito anche alcune cifre della targa della vettura.



Omicidio di Soumayla Sacko, una vendetta contro i furti

Stando a quanto ribadito dai carabinieri ad aver armato la mano di Pontoriero è stata una vendetta contro i continui furti. Si tratterebbe di una vendetta motivata, per la continua presenza di extracomunitari in quella che il presunto autore dell’omicidio riteneva fosse ancora una sua proprietà. È questo il movente, confermato dagli investigatori dell’Arma.

Il presunto omicida Pontoriero alcune settimane prima dell’uccisione di Soumayla Sacko denunciò dei furti ai carabinieri. Lo scorso 5 maggio alla stazione di San Calogero arrivò una chiamata che segnalava una serie di furti nella zona. I miliari, una volta giunti sul posto, identificarono alcune delle persone che avevano effettuato la telefonata, tra le quali vi era proprio il 43enne. Il suo volto venne quindi memorizzato dagli uomini dell’Arma, che, subito dopo l’omicidio, sottoposero la foto dell’uomo, insieme ad altre undici, al testimone oculare del delitto, un altro maliano, che lo riconobbe. L’attività investigativa partì e si sviluppò con il sequestro della vettura dell’indagato, la stessa descritta dal testimone, e degli indumenti, poi spediti agli esperti del Ris di Messina.



(Foto di copertina Zumapress da archivio Ansa. Credit immagine: Stefano Guidi via ZUMA Wire)