Netanyahu come Berlusconi: «Quella della magistratura di sinistra è una persecuzione politica»

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Le accuse del segretario del Likud

Un complotto dei giudici e della stampa di sinistra per screditarlo e fargli perdere le elezioni. Un ritornello che conosciamo decisamente bene ma questa volta non siamo in Italia e non parliamo di Silvio Berlusconi. Il premier che accusa la magistratura e i mass media di esser di parte e di remare contro la destra conservatrice e liberale, questa volta, è Benjamin Netanyahu.



Il primo ministro israeliano, al potere da dieci anni, è accusato dall’avvocato generale dello Stato Avichai Mandelblit di frode, abuso d’ufficio e violazione di fiducia. Nel documento di 57 pagine contenente le motivazioni dell’incriminazione del premier, Mandelblit ha scritto: «Hai utilizzato le tue prerogative di governo per considerazioni estranee, legate ai tuoi interessi e a quelli della tua famiglia, hai corrotto funzionari pubblici, hai deviato dalla linea di condotta.»

La formalizzazione ufficiale delle accuse di corruzione a poca distanza dal voto elettorale non è stata digerita da Netanyahu che, dopo anni di indiscusso potere politico e le numerose amicizie internazionali, si trova per la prima volta a temere una vittoria della sinistra alle elezioni del prossimo 9 aprile. Le accuse formalizzate in questi giorni, infatti, sarebbero «una persecuzione politica, una campagna di caccia alle streghe per abbattere il governo della destra. L’obiettivo – ha continuato Bibi – è quello di influenzare le elezioni. Ogni cittadino capisca che l’intento è di abbattere la destra e far vincere la sinistra fornendo al pubblico accuse ridicole. State tranquilli, supererò tutto.»



Quali sono i reati contestati a Benjamin Netanyahu

Una giustificazione che, per quanto suoni familiare all’elettorato italiano, non sembra esserlo alla luce dei fatti presentati dal procuratore israeliano. Nel Caso 1000 Netanyahu è accusato di esser stato corrotto dal potente produttore di Hollywood, Arnon Milichan, in cambio di favori politici: «Ci sono prove sostanziali che i regali donati in larga scala e con modi desueti [da Arnon Milchan] siano stati accettati in cambio di azioni favorevoli da parte di Netanyahu». Nell’altra vicenda, il Caso 2000, invece, il premier è accusato di aver aver violato la fiducia nell’esercizio di una funzione pubblica (un reato previsto dalla legislazione israeliana per contrastare i reati legati alla corruzione). Secondo l’accusa Netanyahu, durante alcune conversazioni con Arnon Mozes  – editore del quotidiano a tiratura nazionale Yedioth Ahronoth – avrebbe promulgato leggi penalizzanti l’editore del giornale rivale (Israel HaYom) in cambio di una copertura mediatica favorevole al suo partito e alla sua azione politica durante le scorse elezioni nel 2015.

La questione più grave, invece, coinvolge Shaul Elovitch, potente uomo d’affari e amministratore della società di telecomunicazioni Bezeq. Nel caso 4000 il Likud, il partito di Netanyahu, avrebbe ancora una volta ricevuto una favorevole coperture mediatica nel sito Walla News in cambio, appunto, di decisioni politiche favorevoli all’uomo d’affari.



I DUBBI DELL’OPINIONE PUBBLICA ISRAELIANA

La accuse, formalizzate e rese pubblica a poco più di un mese dall’appuntamento elettorale, hanno messo in discussione la leadership di Netanyahu all’interno della destra nazionale israeliana in un momento che, sopratutto dopo l’alleanza a centro-sinistra fra l’ex capo di Stato maggiore Benny Gantz e Yair Lapid, la pluridecennale carriera da primo ministro di Benjamin Netanyahu potrebbe finire. Rimane il dubbio su come l’opinione pubblica di Tel Aviv si possa districarsi nelle elezioni politiche più calde degli ultimi anni. L’inedita alleanza con l’estrema destra del Likud, la ritrovata unità a sinistra e le recenti accuse della magistratura al primo ministro non faranno dormir sogni tranquilli a Netanyahu prima del 9 aprile.