Neil Young vuole ritirare la sua musica da Spotify perché ci sono podcast di disinformazione sui vaccini

Categorie: Social Network
Tag:

Le parole del cantante e l'annoso tema delle piattaforme che permettono l'accesso a contenuti che non possono essere bollinati

«Lo sto facendo perché Spotify sta diffondendo informazioni false sui vaccini, causando potenzialmente la morte a coloro che credono alla disinformazione diffusa sulla piattaforma». Le parole di Neil Young sono fortissime e mettono ancora una volta un accento su un tema particolare: in che modo si possono moderare dei contenuti ritenuti non attendibili, nel momento in cui si dà libero accesso al pubblico a una piattaforma? Cioè: possono coesistere, nello stesso luogo, le canzoni di Neil Young – uno dei mostri sacri della musica contemporanea – e una serie di podcast che diffondono disinformazione sui vaccini e sul coronavirus?



LEGGI ANCHE > Bill Gates meravigliato dai complottisti sui social: «Perché dovrei mettere un chip in un braccio?»

Neil Young se la prende con Spotify per la disinformazione sui vaccini

Neil Young ha di fatto chiesto alla propria casa discografica di alzare la voce con Spotify e di minacciare il ritiro di tutti i suoi brani dalla piattaforma se non verranno presi provvedimenti nei confronti di quei podcast che parlano di vaccini o di covid-19 in termini distorti. Neil Young ha poi usato il suo sito web ufficiale per scrivere una sorta di lettera aperta ai propri fan, salvo poi rimuoverla poco dopo.



Nel mirino, in particolare, il podcast The Joe Rogan Experience, molto apprezzato da sovranisti ed esponenti della destra conservatrice pro-Trump negli Stati Uniti (i suoi episodi viaggiano alla media di 11 milioni di spettatori): Neil Young sarebbe stato molto risoluto, ponendo una sorta di aut aut sulla sua presenza sulla piattaforma, in coabitazione con contenuti come quelli presenti all’interno del podcast citato. Di certo non è la prima volta che Neil Young ha mostrato perplessità nei confronti di Spotify (ma in passato queste ultime erano legate più che altro alla qualità di fruizione della musica), ma questa sembra essere una posizione politica più che tecnica. Che mette in evidenza come la trasversalità delle piattaforme – che puntano ad avere contenuti diversi e disparati per intercettare più pubblico possibile – sia un modello non più sostenibile.

Foto IPP/Keith Mayhew/SOPA Images via ZUMA Wire