Di Maio insegue Salvini anche sui negozi cinesi e pakistani (e si prende le critiche dei parlamentari M5S)

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Il meme sui canali social ufficiali del Movimento ha fatto discutere

Lo sguardo severo e l’espressione di chi ha preso una decisione irrevocabile. L’immagine scelta è quella di un Luigi Di Maio irremovibile. Che, nella card diffusa sui social network, sembra prendersela con i titolari dei negozi cinesi-pakistani, sui quali il Movimento 5 Stelle annuncia maggiori controlli. Sembra, quindi, una nuova scelta per recuperare consensi a destra e fare il verso a Matteo Salvini.



Negozi cines-pakistani, la stretta annunciata dal M5S

La card è stata pubblicata nella giornata di ieri dagli account social ufficiali dei pentastellati, con questo copy: «Molti irregolari lavorano in modo illegittimo in piccole attività poco trasparenti, che evadono il fisco e vendono prodotti non registrati, nocivi, facendo concorrenza sleale e danneggiando la nostra economia. Diverse inchieste giornalistiche hanno testimoniato tutto ciò nel caso di attività cinesi e pakistane. È arrivato il momento di aumentare i controlli e lo faremo già dalle prossime settimane».



Inevitabile pensare a quella che è stata una battaglia di Matteo Salvini, nei giorni immediatamente successivi al suo insediamento al Viminale. Il ministro dell’Interno, lo scorso anno, aveva già lanciato una crociata contro i negozi di esercenti del Bangladesh, che restano normalmente aperti fino a tardi. In quell’occasione lanciò la proposta di imporre la loro chiusura alle ore 21, anche se poi non si sono avuti particolari riscontri in merito. Una sorta di boutade da campagna elettorale permanente.

La protesta dei deputati pentastellati per il post sui negozi cinesi-pakistani

Sulla stessa linea – ma con un anno di ritardo – troviamo il Movimento 5 Stelle di governo che, dopo una campagna elettorale per le europee impostata a rincorrere i temi della sinistra, è tornata a fare acchiapparello con i temi della destra. Una nuova svolta che, a quanto pare, non piace ai parlamentari pentastellati. Questi ultimi, infatti, hanno protestato attraverso agenzie di stampa. Un senatore avrebbe detto all’Adnkronos: «Ci ritroviamo a scimmiottare la Lega: perché non annunciare più controlli nei negozi italiani dove si fa il nero o dove, soprattutto al Sud, ragazzi lavorano anche solo per 200 euro al mese?».



I controlli più stringenti sui negozi cinesi-pakistani, infatti, sembrano essere un nuovo tema discriminatorio. Perché non annunciare un rafforzamento generale delle ispezioni in tutti gli esercizi commerciali per combattere l’evasione fiscale? C’era bisogno dell’ulteriore specificazione su base etnica?