Eugenio Scalfari ha fatto la storia dei mass-media italiani

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Chi si occupa di analisi massmediologica, non può assolutamente ignorare il contributo che il fondatore di Repubblica ha dato alla storia del racconto dei fatti in Italia

Eugenio Scalfari è stato il capitolo 1 della storia del giornalismo moderno in Italia. La sua morte, all’età di 98 anni, e il grande impatto che la notizia ha avuto su tutti i media italiani e internazionali sono indice dell’importanza che questa figura ha avuto nell’evoluzione del racconto dei fatti. Scalfari ha accompagnato il giornalismo italiano nell’era della modernità, ne ha saputo anticipare le tendenze. Da cronista, si è reso protagonista di quel clima di rinnovamento che si respirava all’interno della redazione del Mondo. Da direttore, ha compreso l’importanza di un’operazione, inevitabile, di snellimento dell’approfondimento prima e dell’informazione tout court poi con la fondazione de L’Espresso e di Repubblica.



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Morte di Eugenio Scalfari, il suo contributo alla storia dei mass-media in Italia

In queste operazioni “fondative”, ci sono stati degli aspetti che hanno di gran lunga anticipato le tendenze moderne diventate, poi, standard anche per altre testate giornalistiche. Con Repubblica, porta nelle edicole italiane l’informazione a sei colonne, quella del formato berlinese, imponendo immediatamente una svolta al modo di produrre notizie. Il lettore aveva immediatamente la percezione, sin dal tocco, sin dallo sfoglio, di trovarsi di fronte a qualcosa di completamente diverso: non più i grandi lenzuoli a nove colonne, ma un giornale maneggevole, amico, vicino anche a chi – in fretta e furia – attraversava le strade di Roma a piedi o su un mezzo pubblico. A una variazione nella forma, corrispondeva – ovviamente – anche una variazione nella sostanza.



La notizia diventava moderna. Si concretizzava nella presenza di immagini di grande formato, visibili, a volte dominanti sul testo. E – soprattutto – non aveva alcuna pretesa di essere neutrale. Repubblica è sempre stato, nell’idea del suo fondatore, un giornale militante. Pensiamo all’informazione di oggi: molto visuale (i social network hanno determinato l’importanza del mezzo multimediale), molto divisiva perché abbinata sempre al commento di chi la produce. Sono elementi che si ritrovavano – ovviamente con competenze diverse, alte – nel progetto di Repubblica costruito da Eugenio Scalfari. Non fu un caso se, in pochissimo tempo, praticamente da neonato, il quotidiano diventò il principale antagonista, in edicola, del Corriere della Sera.

Nonostante il passaggio di mano in direzione nel 1998, Scalfari ha sempre rappresentato un punto fermo negli snodi più importanti della storia di Repubblica (non solo i cambiamenti in redazione, ma anche quelli societari). Ha osservato con curiosità i passaggi alla digitalizzazione dell’informazione, ha intuito con anticipo – grazie alla lunga esperienza accumulata – processi che, nel panorama politico italiano, si sarebbero successivamente concretizzati.



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