Molly: la droga mortale troppo buona per smettere

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L'Ecstasy torna alla ribalta con un nome nuovo, e continua a mietere nuove vittime

«Ero andato a trovare un amico a Boulder, dovevamo andare a vedere un concerto. Mi aspettavo che in quell’occasione avrei provato qualcosa di nuovo». Adam (nome di fantasia) ha 19 anni ed è cresciuto a Chicago. Non era mai stato a un festival di musica elettronica, ma sapeva perfettamente che, spesso, in quel tipo di ambiente circola parecchia droga. Venti minuti prima dell’inizio del concerto, ha mandato giù una pillola, senza sapere bene cosa fosse. All’inizio non è successo nulla. Ma con l’inizio della musica tutto è cambiato: «Mi sentivo felice – racconta – Ho cominciato a sorridere a ballare seguendo il mio ritmo». Quella sera Adam ha fatto il suo primo incontro con Molly. Sono passati sei anni e il ragazzo non ha più smesso: tre o quattro volte al mese, o se c’è un festival particolarmente importante, tutti i giorni.



COSTA POCO E SI TROVA OVUNQUE – È il The Daily Beast a raccontare la storia di Adam, che è simile a quella di tanti altri giovani che utilizzano questa droga per amplificare le sensazioni durante i concerti o i rave di musica elettronica. Molly, un nomignolo che la fa sembrare quasi innocua, costa poco, si trova facilmente, e ti fa divertire più dell’alcool, della cannabis e della cocaina. Ed è la principale indiziata per la morte di quattro giovani all’ultimo Electric Zoo, uno dei più importanti festival di musica elettronica di New York.



MOLLY, IL NUOVO NOME DELL’ECSTASY – Molly, che è stata virtualmente “sdoganata” da cantanti da pop star come Madonna, Miley Cyrus e Kanye West non è una nuova droga: si tratta di una forma più pura della metilenediossimetanfetamina, più altrimenti nota come MDMA o Ecstasy, sostanza stupefacente già popolarissima negli anni Ottanta e Novanta tra i frequentatori delle discoteche. Gli effetti che provoca sono paragonati a quelli dello speed, ma più psichedelici, e provocherebbe in chi la assume un «senso di empatia».

UN VIZIO MENO CARO DELL’ALCOOL? – E a dispetto dei titoli dei giornali che la vedrebbero come la nuova droga «preferita» dai giovanissimi, Molly sembra aver fatto presa anche sui giovani adulti. Come Leo 25 anni, che lavora come biochimico in un’azienda di Rhode Island e che alcuni anni fa, per il suo compleanno, ha provato Molly. Pensava che l’avrebbe fatto «una volta soltanto», ma non è stato così: «Mi sentivo benissimo – racconta – Ero ubriaco e tutto mi sembrava amplificato». E così a quella prima volta ne sono seguite altre: «Non perdi mai il controllo, non mi fa sballare – afferma – E in più costa meno di dieci dollari al grammo, è un vizio meno costoso che bere o fumare erba».



I «SUICIDI DEL MARTEDÌ» – Ma, come tutte le sostanze stupefacenti, anche Molly uccide: si tratta di un mix di anfetamine e feniletilamina che agisce sul cervello liberando la produzione di serotonina, provocando una sensazione di euforia diffusa. Pur non provocando una dipendenza fisica, ha degli effetti collaterali pericolosi: Molly provoca disidratazione, insonnia, febbre e perdita di appetito, fino a provocare reazioni fisiche ben più gravi come un rialzo eccessivo della temperature corporea, convulsioni e un aumento della pressione sanguigna che può portare al coma e perfino alla morte. E, quando l’effetto svanisce, si piomba in uno stato di ansia e depressione tanto grave da essersi meritato il nomignolo di «suicidio del martedì».

 

COSA C’È IN QUELLE PILLOLE? – Chi prova Molly racconta esperienze molto simili, un grande benessere in grado di far sentire che la assume in armonia col mondo. Una sensazione tanto piacevole da voler essere ripetuta, ancora e ancora. Ma nessuno può sapere con certezza cosa contengano in realtà quelle pasticche colorate. Con il rischio di assumere sostanze diverse e velenose, finendo in ospedale. Come Natalie, che ha avuto allucinazioni per 48 ore consecutive, e ha scoperto – troppo tardi – che quella che aveva ingerito non era Molly, ma Meth, un’altra droga sintetica con effetti ancora più devastanti. 

(Photocredit: Getty Images)