La salita dello spread tra Btp e Bund prima e dopo la bocciatura della manovra finanziaria da parte della Commissione Ue ha fatto crescere la tensione nel governo, con i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini intenzionati sulla legge di Bilancio a non invertire la rotta. La linea dura dei leader di M5S e Lega avrebbe generato una nuova frattura con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che in questi giorni avrebbe anche pensato di lasciare il suo incarico.
Secondo quanto raccontato oggi dal quotidiano La Stampa (retroscena di Alessandro Barbera) il titolare del dicastero di via XX Settembre sarebbe arrivato a un passo dalle dimissioni sabato scorso, dopo la riunione del Consiglio dei ministri sul decreto fiscale, quando Di Maio e Salvini hanno ribadito il loro no a rivedere al ribasso gli obiettivi di deficit/pil, fissati per il 2019 al 2,4%. Solo l’intervento del presidente della Repubblica avrebbe fermato Tria, deciso a farsi da parte.
La preoccupazione del ministro per l’equilibrio dei conti con uno spread alto, che da diversi giorni è oltre la soglia dei 300 punti base, è palese. Ieri Tria ha dichiarato: «È chiaro che questi livelli pongono un problema al sistema bancario e, in particolare, alle banche più deboli». Per affrontare eventuali difficoltà, ha aggiunto, «si può fare in vari modi, e comunque il sistema bancario italiano è più solido». Poi il ministro ha continuato dicendo che lo spread sopra i 300 punti «non è una febbre a 40 ma neanche 37 ed è un livello che non possiamo sopportare se si prolunga troppo».
(Foto di copertina da archivio Ansa: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il ministro dell’Economia Giovanni Tria in occasione della cerimonia di premiazione dei vincitori dell’Eni Award 2018, il 22 ottobre. Credit immagine: ANSA / UFFICIO STAMPA QUIRINALE / FRANCESCO AMMENDOLA)