Migranti, Richard Gere: «Siete cambiati voi italiani, vi siete incattiviti». Nel frattempo scatta l’allarme sulla Mare Jonio

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Nel giorno del suo 70 esimo compleanno l'attore racconta il suo impegno civile

«Site cambiati voi italiani, avete perso il sorriso, la gioia di vivere, vi siete incattiviti». A parlare è Richard Gere, intercettato da Avvenire al suo ritorno dal blitz sulla “Sea Watch“, la nave della Ong spagnola “Open Arms” che l’attore americano sovvenziona da alcuni anni. «So che ho fatto e sto facendo la cosa giusta – assicura Gere – Ci sono esseri umani che soffrono, che scappano da orrori e torture. E per fortuna ci sono angeli che tentano di salvarli. Bene io sto dalla parte degli angeli come dovremmo essere tutti».



Richard Gere e la questione migranti: «Il decreto sicurezza? Una cosa indegna»

Richard Gere, che oggi compie 70 anni, non è nuovo a iniziative di questo genere. Il suo impegno politico e civile inizia negli anni Settanta, quando sposa le battaglie per i diritti civili e delle minoranze etniche; poi l’incontro con il Dalai Lama e la conversione al Buddismo che lo porta, nel 1993, a denunciare dal palco degli Oscar le “azioni orribili” della Cina in Tibet. Tra le passioni dell’attore-filantropo c’è da sempre quella per l’Italia, un Paese che lui stesso ammette di amare molto ma che, assicura, negli ultimi anni ha trovato profondamente cambiato, vittima di un clima di intimidazione e paura.

Raccontando le motivazioni che lo hanno spinto a salire sulla Sea Watch, Gere spiega che mentre si trovava in vacanza in Italia un amico di vecchia data gli aveva spiegato in cosa consisteva il decreto sicurezza che in quei giorni stava al centro del dibattito pubblico. «Non volevo credere alle mie orecchie. Una cosa indegna. Incompatibile con una società civile. Criminalizzare uno dei valori fondamentali, la solidarietà? Arrestare gli aneli? Non esiste», ha detto l’attore.  Da qui la decisione di chiamare Open Arms e di dire ai responsabili dell’associazione che voleva salire a bordo della nave ed esprimere pubblicamente il proprio sostegno all’iniziativa.



Nel frattempo l’incubo continua: la Mare Jonio bloccata in mare da tre giorni

Nel frattempo il dramma dei migranti continua. «Qui Mare Jonio: è il terzo giorno che ci bloccano in mare. Siamo sempre più preoccupati per le condizioni psicologiche dei sopravvissuti, i ventotto uomini e le sei donne che sono rimasti a bordo con noi. Hanno già passato l’inferno: quanto possono reggere ancora?». Lo ha scritto questa mattina su Facebook Mediterranea Saving Humans, la rete delle associazioni italiane che con nave Mare Jonio da mesi fa azione di monitoraggio nel Mediterraneo centrale, salvando vite umane.



«L’equipaggio sta facendo tutto il possibile per cercare di rassicurarli e tranquillizzarli. Ma quanto ancora può durare? Quanto si puoò tirare la corda della resistenza di un essere umano, prima che si spezzi? E quando si spezza, cosa succederà? E di chi sarà la responsabilità?», continua il post raccontando le torture e gli orrori descritti dai migranti a bordo della nave.

Sulla Mare Jonio non c’è più acqua potabile e l’equipaggio segnala l’emergenza sanitaria

Sulla nave peraltro sembra sia scattato l’allarme sanitario. Come scrive Marco Mensurati su Repubblica, a bordo non ci sarebbe più acqua dolce dopo che la pompa del dissalatore si è rotta: da 24 ore, quindi, i migranti e i membri dell’equipaggio sono costretti a lavarsi con bottiglie di acqua potabile, che sta finendo. Allo stesso modo non è possibile effettuare la pulizia del ponte, delle stoviglie, della lavanderia. Una situazione che ha fatto saltare anche gli ultimi sottili equilibri e ha convinto il ponte del rimorchiatore a segnalare formalmente l’emergenza igienico sanitaria.