Dite a Salvini e Meloni che Locatelli sostiene che i migranti «incidono per il 3-5% sul contagio»

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I due leader dei partiti di destra hanno detto che il governo punisce le discoteche, ma permette gli sbarchi

Nella giornata di ieri, il governo ha chiuso le discoteche e i locali da ballo, fino al 7 settembre. Una scelta inevitabile, viste le situazioni che si erano venute a creare in queste strutture negli ultimi giorni, con la contestuale ripresa dei contagi da coronavirus. Matteo Salvini e Giorgia Meloni, tuttavia, hanno contrastato fortemente la decisione, affermando che il governo chiude le discoteche ma lascia aperti i porti per gli sbarchi dei migranti che, invece, importano il coronavirus dai loro Paesi d’origine. Una teoria quella del collegamento tra migranti e contagi che, tuttavia, viene smontata dal professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore della Sanità e membro del comitato tecnico-scientifico.



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Migranti e contagi, la correlazione che non esiste ma che viene evocata da Salvini e Meloni

Nel corso dell’intervista al Corriere della Sera conferma quello che è stato sottolineato da alcuni ricercatori indipendenti (si pensi al lavoro di Matteo Villa dell’Ispi) che avevano già evidenziato la mancata correlazione tra l’aumento dei contagi e l’aumento degli sbarchi in Italia nell’ultimo periodo.



«A seconda delle regioni – ha spiegato Locatelli – il 25-40% dei casi attuali sono stati importati da concittadini di ritorno dai viaggi o da stranieri residenti in Italia. Il contributo dei migranti inteso come disperati che fuggono è minimo: non oltre il 3-5% è positivo e una parte si infetta nei centri di accoglienza, dove è più difficile mantenere le misure sanitarie più adeguate».

Migranti e contagi: solo il 3-5% è positivo al coronavirus

Insomma, quando Matteo Salvini e Giorgia Meloni parlano di «un governo duro con gli italiani e morbido con i clandestini» (Salvini) o del fatto che non si possa «ignorare legame tra aumento contagi e immigrazione clandestina» (Meloni) sbagliano su tutta la linea. Le percentuali variano da regione a regione, ma è evidente come i casi di importazione, in questo periodo, riguardino per la maggior parte i rientri dall’estero di cittadini in vacanza o che sono andati fuori per altri motivi (la cronaca di questi giorni, del resto, è abbastanza evidente).

Inoltre, occorre valutare anche un ulteriore aspetto messo ben in evidenza da Franco Locatelli: il sistema di accoglienza previsto dai decreti sicurezza, che ha sfavorito i centri più piccoli (in virtù di un aumento dei loro costi di gestione) e ha invece riavviato quella prassi della concentrazione dei migranti nei luoghi a maggiore capacità, che spesso si trasformano in vere e proprie gabbie di incubazione del virus (e non solo: ma anche di altre malattie dovute a scarse condizioni igienico-sanitarie).