In uno degli atenei più importanti di Roma tutto si riduce alla vita domestica: le stesse facce, stranamente imparentate, nel più classico dei film all’italiana dove tutto resta inter nos.
«Qui tutti vorrebbero essere come me: belli, biondi e sardi», ripete in continuazione ai suoi studenti il potentissimo Giovanni Simonetti, professore di radiologia al policlinico di Tor Vergata, strusciandosi la folta chioma bianca. Sul bello, biondo e sardo c’è poco da sapere, ma di certo in molti vorrebbero poter
STRANE RIPETIZIONI – Chiaro è che sui meriti non si discute. Indubbiamente avranno sudato tutti sette camice per arrivare dove sono, ma è comunque singolare che sfogliando l’Annuario della facoltà sia un susseguirsi di nomi e cognomi uguali. E basta andare a vedere le scuole di specializzazione, disseminate di figli dei professori, per capire che qualcosa di poco chiaro c’è. Basta
GUARDA CHI SI VEDE – C’è ad esempio Davide Mineo che è ricercatore di medicina interna, mentre il padre Tommaso Claudio è ordinario di chirurgia. Come c’è Alberta Barlattani, che oltre ad aver ereditato dal padre Alberto il nome e il cognome, ha ereditato anche la stessa passione per la medicina e in particolare per i denti: lei è ricercatrice nel dipartimento di scienze odontostomatologiche, lo stesso in cui il padre è ordinario di protesi dentarie. Passione che i geni hanno trasmesso anche nel caso dei Federici: il padre, Giorgio, è ordinario di biochimica chimica, mentre il figlio è professore straordinario di metodi e didattiche delle attività motorie. Ci sono anche i Garaci comunque: Francesco Giuseppe è ricercatore di biopatologia, mentre il padre Enrico è ordinario di microbiologia e presidente dell’Istituto superiore di sanità. I Pistolese Giuseppe Raimondo e Chiara Adriana, lui professore ordinario di chirurgia v
DULCIS IN FUNDO – Entrati nel tema dei fratelli vanno menzionati anche i due Pallatella, Alessandra e Alberto: lei ricercatrice di chirurgia e lui di scienze odontostomatologiche. E se loro sono stati separati e sono costretti a lavorare in dipartimenti differenti, più fortuna l’hanno avuta Carlo e Francesca Leonardis , entrambi ricercatori di chirurgia specializzati in anestesia. Che ovviamente non stanno lì per caso visto che il padre è l’ex ordinario proprio di anestesiologia Giovanni Leonardis. Sempre per il tema dei fratelli fanno la loro comparsa Alessandro Mauriello, professore associato di anatomia patologica, e Silvestro Mauriello, ricercatore del dipartimento di scienze odontostomatologiche. Dulcis in fundo, è proprio il caso di dire, ci sono i Dolci: Alessandro, professore associato di odontoiatria che è il figlio del più famoso Giovanni, direttore dell’Istituto di clinica odontoiatrica della “Sapienza” di Roma. E in chiusura, per la serie “non è giusto che le cattedre vadano solo figli dei professori”, si piazza Enrico Bollero, potentissimo direttore generale del policlinico, il cui figlio Patrizio è professore associato di scienze tecniche mediche applicate. Per cui tutti sono avvertiti: in Italia le università saranno anche pubbliche ma a Tor Vergata è meglio lasciar stare: lì la medicina è un affare di famiglia.
Aggiornamento: A proposito di questo articolo, ci è giunta e pubblichiamo la seguente lettera di smentita:
Al Direttore:
Gentile Direttore,
a proposito dell’articolo di Igor Jan Occelli (Medicina a Tor Vergata, un affare di famiglia) invio la seguente smentita da pubblicare con pari evidenza:
1)Hanno concorso per la Scuola di Specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica, che prevede un solo posto a concorso, non uno ma due candidati (il dott. Carlo Perricone e un’altra dottoressa).
2)Si è iscritta per l’unico posto della Scuola l’altra candidata, che frequenta regolarmente, e non il dott.Carlo Perricone.
Svolgo da quasi trenta anni il mio compito di docente di Medicina prima alla Sapienza poi a Tor Vergata con grande correttezza e imparzialità, ricambiato da un grande affetto da parte dei discenti dei corsi di Laurea e di Specializzazione. Sarebbe stato sufficiente chiedere agli iscritti alla Scuola come stanno realmente le cose per non diffondere una notizia non vera che mi offende come uomo, come padre ma soprattutto come docente.
Cordialmente
Prof. Roberto Perricone