Massimo Bordin era una delle voci più autorevoli del giornalismo italiano. Oggi, 17 aprile 2019, all’età di 68 anni, è morto lasciando un vuoto incolmabile nel mondo della comunicazione. La sua attività giornalistica era stata caratterizzata per la maggior parte dal suo binomio quasi inscindibile con Radio Radicale, di cui è stato direttore per un periodo molto lungo, dal 1991 al 2010. Ultimamente, oltre a curare una trasmissione sempre sulla stessa emittente (Stampa e regime, una sorta di bibbia delle rassegne stampa che andava in onda ogni mattina), era autore di uno spazio dedicato sulla testata Il Foglio, dal nome Bordin Line.
Massimo Bordin è morto dopo una malattia ai polmoni. Stando a quanto dichiarato dal Foglio, aveva sempre chiesto di mantenere il riserbo sulle sue condizioni di salute. Soltanto nell’ultima settimana aveva chiesto una settimana di permesso per curarsi. Radio Radicale ha salutato in diretta il suo storico direttore con queste parole: «Ricorderemo il nostro Massimo e lo onoriamo con quel Requiem che tante volte ha preceduto la sua unica e splendida rassegna stampa». Dopodiché, al posto del solito palinsesto, è andato in onda il Requiem in Re minore di Mozart che lo stesso Massimo Bordin amava.
La sua attività è stata sempre caratterizzata da una visione di insieme molto larga e dettagliata sui principali fatti politici e di attualità che hanno investito la nostra nazione, almeno dagli anni Settanta in poi. Alcune divergenze con Marco Pannella, con il quale conduceva anche la trasmissione della domenica, nel corso della quale il leader dei Radicali italiani esprimeva le sue originali posizioni politiche, lo portarono a lasciare la direzione di Radio Radicale, emittente a cui è stato sempre molto legato.
Una sorta di legame quasi atavico, che – alla luce della sua morte – assume un significato ancora più forte. Proprio in questi giorni, infatti, Radio radicale sta attraversando un periodo difficilissimo, dopo aver appreso che non è intenzione di questa maggioranza rinnovare la convenzione che le permette di trasmettere in versione integrale i dibattiti che vanno in scena alla Camera e al Senato. Un segno dei tempi, che la morte di un esponente storico di questa emittente rende ancora più amaro.
In questo momento, il mondo dei social network si sta associando al dolore della famiglia di Massimo Bordin e della redazione di Radio Radicale. Sono in tanti, tra giornalisti e politici, a ricordare il fondamentale contributo dato dalla sua rassegna stampa mattutina, sempre all’ora del caffè. Un vero e proprio oblò sul mondo dell’informazione italiana.
Le nostre mattine non saranno mai più le stesse senza la voce e l’intelligenza di Massimo Bordin. Davvero
— Antonio Polito (@antoniopolito1) 17 aprile 2019
Ci mancherai Massimo Bordin. #Radioradicale
— David Sassoli (@DavidSassoli) 17 aprile 2019
La morte di Massimo #Bordin è perdita enorme per il giornalismo italiano. La rassegna stampa, ma anche i tanti anni da direttore di @RadioRadicale, le conversazioni domenicali con Pannella: una scuola di politica e di informazione. Vergogna chi vuole ricordarlo chiudendo la radio
— Anna Ascani (@AnnaAscani) 17 aprile 2019
È morto Massimo Bordin, uno di quelli di cui si può dire, “leggendario” https://t.co/kYGFBXVp9w
— Luca Sofri (@lucasofri) 17 aprile 2019
Massimo Bordin era una voce libera, una voce intelligente, una voce che inciampava nella tosse, una voce rauca da troppe sigarette, la voce che ha accompagnato tutte le nostre mattine da tanti, tantissimi anni. Una… https://t.co/MWVHz8SWic
— Luca Bizzarri (@LucaBizzarri) 17 aprile 2019
FOTO: ANSA/CLAUDIO PERI/DRN