Mare Jonio, alcuni migranti in sciopero della fame: «Siamo pronti a morire»

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Le condizioni psicologiche e fisiche dei migranti sono sempre più gravi, la Ong invia un esposto alla Procura

La situazione a bordo della Mare Jonio ormai è disperata, eppur continua a peggiorare. Nel comunicato della Ong si legge che alcuni migranti hanno deciso di rifiutare cibo e acqua dicendosi «pronti a morire».



Mare Jonio, alcuni migranti in sciopero della fame: «Siamo pronti a morire»

È stato necessario far arrivare una psicologica per assistere i 31 migranti rimasti a bordo della Mare Jonio. I racconti dei giornalisti inviati a bordo parlano di uomini e donne terrorizzati, traumatizzati, che stanno perdendo ogni speranza di uscire dalla loro tragica condizione. Un calvario iniziato in Libia, continuato a bordo di un gommone, e poi con il naufragio, assistendo alla morte di alcuni compagni. Ora da giorni i migranti vedono la terra che volevano raggiungere, ma non possono avvicinarsi. Dei 98 salvati in mare in origine, ne sono rimasti 31: gli altri sono sbarcati per motivi sanitari, gli ultimi tre proprio domenica 1 settembre. Ma, come si legge nel comunicato di Mediterranea, «perché ciò accadesse si erano dovuti ridurre a non riuscire a stare più in piedi». Il maltempo, i tuoni e i fulmini hanno fatto desistere alcuni migranti, che hanno scelto di smettere di mangiare e bere, nonostante i tentativi della pscicologa e dello staff di farli desistere. La burrasca è stato l’ultimo terrore a cui erano disposti a sottostare: i migranti a bordo hanno avuto una crisi di panico collettiva. Il capo missione Luca Casarini ha contattato le autorità competenti chiedendo di poter sbarcare, ma ancora la risposta è stata negativa poiché il naufragio non sarebbe un motivo sufficiente. Tanto che Casarini, come riporta il giornalista a bordo di Repubblica, avrebbe risposto: «Ma scusi se queste persone invece che da un gommone le avessimo raccolte dal naufragio di una nave da crociera ce le lasceresti qui?».

Intanto la Ong è formalmente passata alle vie legali.  « Il grave deterioramento delle condizioni sanitarie a bordo è tale da non poter più essere gestito in maniera adeguata ed efficace dal personale sanitario presente a bordo della Mare Jonio» è stato scritto nella mail inviata per conoscenza anche alla procura della Repubblica. «Per tali ragioni si ritiene rilevante comunicare alle autorità interpellate la necessità di un intervento complessivo e, di conseguenza, – continua la lettera – la sopravvenuta corresponsabilità in relazione a ciò che sta accadendo e potrebbe accadere».



L’appello della Ong è che venga concesso un porto sicuro per porre fine alla lunga sofferenza dei soccorsi, «devono sbarcare tutti in barella? Fateli scendere sulle loro gambe. E basta».

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(Credits immagine di copertina:  ANSA/STRINGER)