Si è parlato di omertà, di silenzi e di coperture a Manduria. Ma bisogna evidenziare anche gli esempi positivi nella tragica vicenda della morte di Antonio Cosimo Stano, il 65enne che è morto qualche giorno dopo aver subito ripetuti raid da quelli che si autodefinivano la Comitiva degli Orfanelli. Una sedicenne del posto si è presentata in commissariato insieme alla madre per denunciare quanto stava accadendo in quella casa di Manduria.
Non ha avuto timore di dire che c’era anche il proprio fidanzatino tra quei ragazzi che hanno aggredito a ripetizione Antonio Cosimo Stano. Ha riconosciuto lui e gli altri ragazzi nei video dei raid che erano stati diffusi su WhatsApp e su altre chat e social network. Ha sottolineato che c’erano alcuni adulti che avevano cercato di insabbiare la vicenda, facendo nomi e cognomi.
Adesso le sue dichiarazioni si vanno ad aggiungere a quelle della docente che ha affermato di aver avvertito i servizi sociali di quanto stava accadendo a Manduria e al 19enne che faceva parte della Comitiva che ha iniziato a confessare nella sua condizione di fermo: quest’ultimo ha ammesso che andare a «sfottere il pazzo» era il rimedio alla noia del sabato sera.