Mafia Capitale, condannato l’ex capo di gabinetto di Zingaretti in Regione

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Assolto in primo grado, i giudici di Appello hanno inflitto la pena di un anno a Maurizio Venafro

Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio è stato condannato in appello a un anno con pena sospesa nell’ambito di uno dei filoni del processo Mafia Capitale, con l’accusa di turbativa d’asta. I giudici della terza corte di appello hanno così accolto la richiesta del sostituto procuratore generale di Roma Pietro Catalani. Per l’uomo è stato disposto anche il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per l’intera durata della pena.



L’ex braccio destro alla Regione Lazio del neo-segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti era stato assolto in primo grado con formula piena dai giudici della seconda sezione penale mentre era stato condannato a un anno e 4 mesi Mario Monge, dirigente della cooperativa Sol.Co., la cui condanna è stata confermata oggi in appello. I fatti contestati si riferiscono all’affidamento della gara d’appalto per l’assegnazione del servizio Cup della Regione Lazio nel 2014. Una vicenda che ha viaggiato lungo binari paralleli con la maxi-inchiesta denominata Mafia Capitale, o Mondo di Mezzo.

Mafia Capitale, un anno per l’ex capo di gabinetto di Zingaretti

Il reato di turbativa d’asta di cui era accusato Maurizio Venafro era  relazione a una presunta attività di interferenza durante l’iter della gara d’appalto – che superava il valore di 90 milioni di euro – per l’assegnazione del servizio cup (centro unico di prenotazione) della Regione Lazio nel 2014. La gara d’appalto è stata poi bloccata a seguito dei primi arresti avvenuti nel dicembre di quell’anno nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. Fermi che hanno scoperchiato un vero e proprio sistema malavitoso che vedeva coinvolti imprenditori e politici.



Venafro assolto in primo grando

Maurizio Venafro era stato assolto in primo grado ma la sentenza era stata impugnata dalla procura di Roma e recepita dal sostituto procuratore generale Pietro Catalani che in sede di requisitoria si era espresso per la condanna dell’ex dirigente regionale a un anno. I giudici di appello hanno infine confermato i sedici mesi di reclusione decisi dal tribunale per l’altro imputato, Mario Monge, già dirigente della cooperativa Sol.Co.