Fioramonti, il nuovo ministro dell’Istruzione, vuole 3 miliardi per la scuola tassando le merendine (altrimenti si dimette)

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Le prime parole del nuovo titolare di via Arenula

Lorenzo Fioramonti conosce benissimo il ministero dell’Istruzione di via Arenula, dal momento che è stato sottosegretario in questi 15 mesi, consigliato – per gran parte del suo mandato – da Dino Giarrusso, prima dell’elezione di quest’ultimo al Parlamento Europeo. Ora, ha preso il posto di Marco Bussetti e già minaccia le dimissioni, senza nemmeno aver giurato e ottenuto la fiducia dal parlamento.



Lorenzo Fioramonti vuole già dimettersi se non ci saranno 3 miliardi per la scuola

«Bisogna trovare tre miliardi per la scuola» – ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. Nell’intervista a Repubblica, invece, il neo-ministro aveva parlato di un solo miliardo. «Ci vogliono investimenti subito, nella legge di bilancio – ha detto Fioramonti -. Due miliardi per la scuola e almeno uno per l’università. Lo dico ora: se non ci saranno, mi dimetto».

Un gioco davvero al rialzo e un rischiatutto niente male, dal momento che la rete si ricorda di ogni cosa. Se Lorenzo Fioramonti dovesse restare al suo posto senza che nella legge di bilancio siano stati previsti i tre miliardi richiesti, come lo spiegherà all’opinione pubblica? Anche perché la sua ricetta per mettere mano al portafoglio dello Stato per trovare questi fondi per la scuola e l’università non sembra molto convincente.



L’ideona di Fioramonti: tassare le merendine

Fioramonti, infatti, starebbe pensando a una tassa sulle merendine e sulle bibite gasate. Un vecchio pallino del Movimento 5 Stelle, lanciato da Luigi Di Maio che avrebbe voluto una tassa sulla Coca-Cola quando era ministro dello Sviluppo Economico: «Vorrei delle tasse di scopo – ha detto Fioramonti -. Senza togliere soldi a nessuno: per esempio sulle bibite gasate o sulle merendine o tasse sui voli aerei che inquinano». Di questo passo, visto che ci vorrà molto per trovare i tre miliardi di euro richiesti, le dimissioni sembrano inevitabili. Sarebbe un record mondiale.

FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI