Se dovessimo descrivere con una sola parola il clima che c’è tra i possibili 22 esuberi di Meta in Italia, questa sarebbe spaesamento. Come Giornalettismo ha riportato nel pomeriggio, dopo la lettera arrivata da Meta ai dipendenti nel pomeriggio di ieri, sono iniziati i primi contatti con i sindacati di categoria. E, mentre Meta avrebbe voluto iniziare il dialogo il prossimo 15 novembre, le principali sigle sindacali (Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs della Uil e Ugl terziario) hanno indicato come data possibile il 17 novembre. Un po’ di tempo in più per cercare di dare una chiave di lettura a una situazione complessa, quella dei licenziamenti Meta in Italia, in un’azienda che non è sindacalizzata e che – tra l’altro – non ha mai vissuto esperienze di esuberi. Nemmeno a livello globale.
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Spaesamento, si diceva. Perché molti dei dipendenti coinvolti hanno altissime professionalità, provengono da contesti profondamente qualificati, avevano contratti a tempo indeterminato. Certo, l’occasione di entrare in Meta era ghiotta: c’era sicuramente la prospettiva di far parte di un’azienda molto appetibile in termini di brand e di avere una irripetibile occasione di lavoro. Molti di questi dipendenti in esubero erano entrati in Meta da sei-otto mesi, con una prospettiva per le loro carriere completamente diversa rispetto a quella di andare incontro a un possibile taglio.
«Molti dipendenti coinvolti – ci dice Roberto Brambilla della FILCAMS CGIL Lombardia – vivono situazioni di lavoro da remoto: tutto questo crea difficoltà nel socializzare tra loro un momento di licenziamento collettivo. Non condividendo un luogo di lavoro comune, hanno difficoltà a crearsi una coscienza comune rispetto a quello che sta accadendo loro in questa fase». Per loro c’è il danno e la beffa.
La lettera che hanno ricevuto individuerebbe chiaramente i presupposti del licenziamento. Il paradosso è che non ci sarebbe una vera e propria situazione di crisi, questo aspetto non viene mai esplicitamente dichiarato. Invece, il licenziamento si renderebbe necessario solo per aumentare la competitività dell’azienda di fronte a un momento complesso come quello che, a livello globale, sta attraversando. Saperlo, per i dipendenti, non fa altro che aumentare la sensazione di impotenza.