Dopo mesi anche il ministro dell’Interno lo ammette: «La Libia è un porto insicuro»

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Le parole di Salvini smentiscono la sua stessa causa perorata da tempo

Ci sono voluti mesi, ma negli ultimi istanti della campagna elettorale in vista delle elezioni europee anche Matteo Salvini è arrivato a una conclusione: «Libia porto insicuro».  Una ammissione in piena regola, dopo settimane passate nelle piazze di tutta Italia a raccontare di come a Tripoli ci sia stato solo qualche scontro, qualche scaramuccia negando l’esistenza di una guerra civile interna che sta mettendo a repentaglio la vita di migliaia di cittadini. Ora, fortunatamente, anche il capo del Viminale ha aperto gli occhi sulla reale realtà.



«Adesso la Libia è un porto insicuro, instabile, ed è un problema non solo sul fronte immigrazione. Stiamo lavorando per riportare serenità», ha dichiarato Matteo Salvini venerdì sera intervenendo alla trasmissione La Tribù, in onda su SkyTg24. Non più scontri e scaramucce, dunque. Ora il ministro dell’Interno è arrivato a confermare quanto si dice da tempo: Libia porto insicuro.

Salvini ammette: «Libia porto insicuro»

Il leader della Lega ha detto che si sta lavorando per riportare la pace nel Paese del Nordafrica, ma in realtà la situazione sembra essere ancora molto tesa e complicata, con le tensioni tra il governo e gli oppositori che si fanno ogni giorno sempre più intense. Nel frattempo, però, Matteo Salvini ha annunciato l’invio di un nuovo supporto tecnico alla Guardia Costiera libica.



Le notizie dalla Libia arrivano anche al Viminale

«Entro un mese siamo pronti a consegnare ai libici due motovedette, mentre per fine luglio pensiamo di darne tre alla Tunisia. L’Italia è finalmente protagonista nel Mediterraneo e si fa rispettare». In attesa che si chiarisca il futuro della Libia, quindi, ci si aspetta che il nostro Paese non si chiuda più a riccio dietro la scusa e definizione di Tripoli come un porto sicuro, dato che le notizie e le immagini che arrivano da lì raccontano di una situazione sempre meno tranquilla. Dettagli che forse, dopo mesi, sono arrivati anche nelle stanze del Viminale.

(foto di copertina: ANSA/CLAUDIO ACCOGLI)