Libero ci tiene a farci sapere che Carla Fracci gli stava antipatica

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Nell'articolo di commiato all'étoile della danza, l'opinione della linea editoriale

Per la voce polarizzazioni dell’audience non richieste, dobbiamo registrare in maniera notevole l’intervento di Libero su Carla Fracci. Il quotidiano, che recentemente ha accolto la direzione di Alessandro Sallusti, ha deciso di intitolare il suo articolo di omaggio alla stella della danza che si è spenta ieri in un modo piuttosto provocatorio: «Brava Fracci, ma ci stavi antipatica». Notazione che sicuramente invita il lettore ad aprire l’articolo (o ad acquistare il giornale in edicola), ma che suona quantomeno come strana in un momento in cui tutta l’Italia si è stretta attorno a una delle sue figure di riferimento dal punto di vista culturale.



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Libero su Carla Fracci che gli stava antipatica

Ovviamente, siamo andati a verificare la corrispondenza tra l’articolo redatto da Renato Farina e il titolo scelto da chi si occupa di realizzare la cucina giornalistica della prima pagina. Così, per vedere se c’era un rimando fedele anche all’interno del testo.



La risposta è positiva e si è basata, ancora una volta, sull’appartenenza ideologica di Carla Fracci all’universo della sinistra italiana. Ci sono passaggi in cui la si definisce «pessima, divisiva, archetipo della superiorità morale ed estetica della sinistra». Il resto, comunque, è una più misurata analisi della sua carriera fuori dai palcoscenici: gli scontri con il governo durante l’esecutivo di Silvio Berlusconi, accusato di non tenere per nulla alla cultura, la lite in pubblico con l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, la mancanza di simpatia con il direttore Riccardo Muti. Soltanto alla fine, le si concede un po’ di respiro: «Ora che gliene abbiamo cantate quattro, lo confesso: mi manca già».

La speranza è che il lettore di Libero riesca ad arrivare fino in fondo all’articolo collocato a pagina 18 per avere la corretta dimensione delle parole utilizzate dal giornale milanese. Se si fermasse soltanto al titolo, invece, sarebbe per riversare – automaticamente, magari sui social network – la sua opinione a partire da quel termine (“antipatica”, appunto) che rompe l’armonia.