Libero in prima pagina annuncia che nel governo «comandano i terroni»

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È necessario utilizzare un termine spesso caricato di una connotazione spregiativa?

Utilizzare nel titolo di apertura in prima pagina un appellativo che viene spesso caricato di una connotazione spregiativa per definire gli italiani del Sud. È la singolare scelta del quotidiano Libero, che oggi riserva ampio spazio ad un articolo sulla composizione del governo ed evidenzia la superiorità numerica dei ministri del Mezzogiorno. «Comandano i terroni», titola il quotidiano diretto da Pietro Senaldi annunciando che i meridionali hanno conquistato «tre cariche istituzionali su quattro». E quel «terroni» suona male, visto che il sostantivo è utilizzato più nei cori da stadio conditi con una buona dose di discriminazione territoriale (in particolare viene rivolto ai tifosi del Napoli) che nel linguaggio comune. In altre parole: è utilizzato più per manifestare disprezzo o offendere le popolazioni del Mezzogiorno che come semplice sinonimo della parola «meridionali».



Libero e la prima pagina «Comandano i terroni»

Su Libero, che elenca alte cariche dello Stato e ministri nati e cresciuti al Sud, l’autrice dell’articolo (Azzurra Noemi Barbuto) dopo poche righe chiarisce: «Sottolineo questo trend con fierezza, poiché sono terrona anch’io, pur non essendo una tifosa del derby Nord-Sud e non appassionandomi a romantici e noiosi campalinismi ormai desueti». Dunque, nella conta non ci sarebbe nessun intento discriminatorio. Ci mancherebbe. Ma il sommario precisa: «Ecco perché Salvini ha tutti contro». Come se la Lega fosse in tutto e per tutto il partito del Nord, o come se, al contrario, essere del Sud significasse necessariamente essere contro la Lega o i settentrionali. Nasce una contrapposizione netta che ricorda – appunto – più gli ultras che un normale confronto politico.

 



(Immagine: la prima pagina di Libero dell’11 gennaio 2019)

 

La lista dei «terroni» di Libero è lunga. Si parte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, e Roberto Fico, presidente della Camera. Si prosegue con il vicepremier M5S Luigi Di Maio e poi, ancora, con i ministri: Barbara Lezzi, Alfonso Bonafede, Sergio Costa, Giulia Grillo, Giulia Bongiorno, Paolo Savona. Nel governo, si spiega, «il connubio tra settentrionali e meridionali non è stato mai così spiccato e dove su 18 ministri ben 7 sono terroni e 3 di Roma». Questione di stile.



Le reazioni

La prima pagina di Libero ha scatenato una bufera online. Sui social molti utenti hanno criticato duramente il titolo con la parola «terroni». A condannare la scelta del quotidiano anche la politica. Il vicepremier e capo politico del M5S Luigi Di Maio su Facebook ha pubblicato un’immagine e ha scritto: «Buongiorno con la prima pagina di Libero, giornale finanziato con soldi pubblici, anche quelli dei terroni. Questa è la preziosa informazione da tutelare con i vostri soldi! Ma tranquilli: abbiamo già iniziato a togliergliene da quest’anno e nel giro di 3 anni arriveranno a zero. P.S. Anche questa volta l’Ordine dei giornalisti rimarrà in silenzio?».

Il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera Francesco D’Uva intanto, sempre su Facebook: «Perdonatemi, ma questo non è giornalismo. Questa non è informazione! L’ordine dei giornalisti intervenga immediatamente per bloccare questa vergogna. Libero usa i soldi pubblici per infangare il sud? È opportuno tagliare a questo ‘quotidiano d’informazione’ qualsiasi tipo di finanziamento».

Dall’Ordine dei Giornalisti è arrivata una dura risposta sia al titolo di Libero che alla ‘strumentalizzazione’ di Di Maio.

(Immagine di copertina: la prima pagina di Libero dell’11 gennaio 2019)