Le incomprensioni e i fraintendimenti nella comunicazione

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Secondo la psicologa

COME NASCONO LE INCOMPRENSIONI?

È capitato a tutti almeno una volta nella vita di essere fraintesi o di fraintendere. La sensazione è molto sgradevole, al punto che in alcuni casi si arriva al conflitto.



Le incomprensioni e i fraintendimenti sono la risultante di un processo attivo che ha luogo quando i messaggi comunicati, gli eventi o le azioni altrui, vengono recepiti in modo distorto o errato, per l’intervento di due fattori:

1. eleborazioni distorte delle informazioni



2. modalità di comunicazione inadeguate.

L’elaborazione distorta delle informazioni genera interpretazioni fuorvianti di ciò che l’altro dice o fa. Le interpretazioni errate possono dipendere da:



Una volta che si formula una interpretazione è difficile abbandonarla o modificarla perché ciò implica mettere in discussione il proprio ruolo, le proprie idee, le proprie motivazioni.

Le incomprensioni legate a errori di comunicazione sono molto frequenti. Una comunicazione inadeguata genera confusione, frustrazione e ostilità, e quindi un ulteriore deterioramento della comunicazione stessa.

Uno scambio comunicativo non è mai “neutro”, perché entrano in gioco una serie di variabili personali, quali: speranze, aspettative, bisogni profondi, esperienze pregresse, tratti di personalità. Anche il contesto incide sulla comunicazione.

Alcune persone, pur dotate di facilità di parola, diventano impacciate quando devono comunicare bisogni, desideri o sentimenti: sono vaghi, girano intorno al punto essenziale, si perdono nei particolari più insignificanti inducendo l’interlocutore a saltare a conclusioni sbagliate o a ignorare ciò che si sta dicendo. Non sempre l’intimità del rapporto tra gli interlocutori (familiari, amici, partner) facilita l’espressione di contenuti emotivamente significativi.

Una delle cause principali di incomprensioni e fraintendimenti risiede nel ricorso, più o meno consapevole, al cosiddetto linguaggio del rifiuto.

Le barriere della comunicazione rientrano nel linguaggio del rifiuto. Si tratta di atteggiamenti comunicativi che creano fraintendimenti, anche quando non se ne ha l’intenzione. Tra gli errori di comunicazione più frequenti troviamo:

1. giudicare, accusare, colpevolizzare, sminuire, ridicolizzare

2. comandare, fare la predica, minacciare

3. contestare, mettere in dubbio

4. cambiare argomento, distrarre

5. compiacere, convenire.

I messaggi non verbali (tono della voce, mimica facciale, postura, silenzio) rappresentano una forma di comunicazione più “primitiva” ma più immediata e incisiva delle parole. Un determinato tono della voce, per esempio, può risultare più provocatorio o offensivo delle parole pronunciate. I messaggi non verbali possono rafforzare il messaggio verbale (ciò che si dice a parole) oppure possono contraddirlo, causando confusione. Danno voce all’emotività e spesso sono fuori dalla consapevolezza.

Le comunicazioni tramite chat e social network, in cui il linguaggio non verbale viene escluso, sono perciò più soggette a incomprensioni e fraintendimenti.

Le domande sembrano un normalissimo modo per informarsi, per comprendere, negoziare, prendere decisioni. Eppure, possono nascondere dei tranelli:

COME RIDURRE LE INCOMPRENSIONI?

1. Assumere il ruolo dello scienziato piuttosto che dell’imputato o dell’inquisitore. Non fermarsi alle prime impressioni, raccogliere informazioni, osservare.

2. Ascoltare. Non ci può essere comprensione senza ascolto:
a)ascolto passivo, è il primo passo verso la comprensione dell’altro. Si tratta di ascoltare in silenzio, senza interrompere, concentrarsi su ciò che l’altro dice, sospendendo il giudizio.





b)ascolto attivo, è il passo successivo attraverso cui si verifica la propria comprensione (“Mi stai dicendo che…”, “Vediamo se ho ben capito…”, “Dal tuo punto di vista quindi…”).

3. Avere chiaro lo scopo che si vuole raggiungere con la comunicazione.

4. Allenare la capacità di assumere posizioni percettive differenti (la propria, quella dell’interlocutore, quella dell’osservatore esterno).

5. Chiedere un feedback per verificare che la comunicazione sia stata adeguata.

6. Evitare di inciampare negli errori di comunicazione. Una tecnica per comunicare in modo efficace, senza giudicare o attaccare, proviene dal cosiddetto metodo Gordon (1991). Gordon ha introdotto il concetto dei messaggi IO (o messaggi in prima persona), che rispondono alle seguenti domande:

cosa sento?

 quando?

 perché lo sento?

 cosa voglio che cambi?

Esempio:

“Perché mi critichi sempre di fronte agli altri? Sei crudele!”

diventa

“IO mi sento arrabbiata quando TU mi critichi di fronte agli altri, perché mi fa sentire vulnerabile. Io voglio che tu mi dica quello che pensi di me in separata sede”.

Ti capita spesso di essere fraintesa? E di fraintendere? Quale pensi sia il punto debole delle tue comunicazioni? 

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