A volte basta un attimo solo a sconvolgere la vita. Un solo attimo di distrazione per modificare il corso di tante esistenze, trascorse fino a prima nella più comune tranquillità.
E basta una bugia, una sola, per dare adito a speculazioni, indagini, sospetti. Due semplici cose, fatte quotidianamente, in grado di cambiare corso agli eventi.
MOMENTI – L’attimo di distrazione avviene il 1° settembre del 2004. Una signora anziana è intenta a cucinare. Sono le 11,30 e manca poco allora di pranzo. Ogni tanto si affaccia e getta uno sguardo verso la strada, per vedere se è
MISTERO – Quello che è strano è che possa essere scomparsa da sola. Denise ha solo quattro anni, più di tanto non può essersi allontanata. Meno che mai persa: la strada di casa la conosce benissimo. Tocca al colonnello Antonio Gasparro dire quello che tutti ormai temono: Denise è stata portata via da «agenti esterni». E mentre la nonna si dispera, rimproverandosi di aver lasciato sola la piccola nipotina, iniziano a farsi strada le prime domande: chi può aver rapito Denise e per quale motivo? I Pipitone sono gente semplice, per bene. La madre, Piera Maggio, ha trentacinque anni e fa la casalinga. Il padre, Toni Pipitone, di anni ne ha quaranta e fa il muratore. Di certo la piccola non è stata rapita per chiedere un riscatto. Impossibile. Si pensa subito a una ritorsione, a una vendetta. Ma la famiglia non ha nessun legame con la malavita organizzata. Altri parenti magari sì, ma loro no. Gente semplice, per bene appunto. L’ipotesi del pedofilo, anche se accarezzata, viene scartata. « Non c’è un elemento, dico uno, che possa farci pensare alla pedofilia. E lo stesso vale per un eventuale “mostro” vicino di casa» dirà il colonnello Gasparro ai tempi. I due genitori vengono interrogati, così come i parenti tutti, i vicini. E qui davvero entra in scena qualcosa di strano. Gli inquirenti non lo dicono, ma qualcosa che non va c’è. Tutte le persone ascoltate hanno raccontato gli stessi fatti. Nessuna contraddizione nei loro racconti, nessuna incongruenza. Tutto perfetto. E questo è davvero qualcosa di raro nelle indagini. Poi c’è un altro fatto. Nessun ha sentito la bambina gridare o piangere mentre la bambina veniva allontanata. Allora non rimane che pensare che chi ha rapito Denise la conoscesse. Forse anche bene. Qualche sospetto i genitori della bimba lo hanno e lo hanno detto anche ai magistrati, ma di questi non trapela nulla.
LA FAMIGLIA – Tutto si concentra vicino a casa. È qui che le indagini si fanno più strette. Non a caso il procuratore di Marsala Antonino Silvio Sciuto è convinto che Denise «sia ancora viva e tenuta segregata in qualche angolo di Mazara da qualcuno che vuole punire i genitori per motivi personali». Questa è la pista più attendibile. Due sono principalmente le strade a cui
MENTIRE – A qualcosa, invece, porterà una bugia. A dirla la sorellastra di Denise, Jessica Pulizzi. Quando, all’epoca della scomparsa della bimba, venne interrogata, Jessica non disse la verità. Sostenne di essere stata in una zona di Mazara all’ora del rapimento. Peccato che i tabulati telefonici elaborati con estrema attenzione abbiano raccontato un’altra storia: era proprio in quella zona invece. Poi si è allontanata dal paese per circa un’ora e poi vi ha fatto ritorno. Questa bugia cambia la vita di Jessica: i magistrati decidono che ci sono abbastanza indizi contro di lei per accusarla di aver rapito Denise. Il movente sarebbe da rintracciare nel rancore nei confronti del padre. Il processo a suo carico si è aperto nei giorni scorsi. Con lei, sul banco degli imputati, il suo ex ragazzo, Gaspare Ghaleb accusato di aver fornito false dichiarazioni, e sua madre, Anna Corona, che secondo l’accusa l’avrebbe aiutata. Tutto riprenderà a maggio, ma oggi, dopo quasi sei anni, della piccola Denise non si è avuta più traccia. E rimane il dubbio più grande tutto da svelare: è viva o morta?