La responsabilità di Kennedy nella guerra in Vietnam

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Il mito di JFK è stato costruito anche scaricando su altri le sue responsabilità, che sono emerse chiaramente solo di recente

JFK ha governato per meno di due anni prima di essere assassinato,ma contrariamente alla storiografia consolidata ha avuto un ruolo cruciale anche nell’escalation del conflitto vietnamita.



IL PROVVISORIO DEFINITIVO – Quando John Fitzgerald Kennedy è andato al potere nel 1961 quando gli Stati Uniti erano già coinvolti in Vietnam da tempo, visto che dal ritiro dei francesi nel 1954 erano la principale stampella del governo del Sud . La partizione del paese concordata con l’Accordo di Ginevra del 1954 non era ufficialmente intesa come permanente, ma prevedeva elezioni nazionali uniche per il 1956. Tuttavia l’accordo prevedeva anche  una finestra di 300 giorni nella quale i cittadini potevano trasferirsi liberamente dal Nord amministrato dai comunisti a Sud e viceversa, e durante questo periodo più di mezzo milione di vietnamiti cristiani si trasferì a Sud, incentivati da slogan come «La Vergine Maria va a Sud» e da un programma di assistenza che vide la settima flotta fare da taxi a chi voleva trasferirsi e denaro americano per aiutarli a sistemarsi. Sarebbero stati molti di più se il governo di Hanoi una volta capita l’antifona non avesse bloccato la fuga di altri due milioni di presunti vietnamiti del Nord che se ne volevano andare.



IL NOSTRO UOMO A SAIGON – Non bastasse, nel 1955 il primo ministro Ngô Đình Diệm rovesciò il presidente Bảo Đại grazie a un referendum imbrogliato dal fratello Ngô Đình Nhu (nelle grafie esatte) e si proclamò presidente al suo posto. Ngo Dinh Diem, che rimarrà al potere fino al 1963, era tanto cattolico quanto nazionalista e anticomunista e godeva di grande considerazione da parte degli americani. Tanto che nel 1961 il vice presidente Lyndon B. Johnson visitando Saigon ebbe a definirlo «Il Winston Churchill d’Asia», spiegando il commento con il fatto che «Diem è l’unico uomo che abbiamo là fuori». Diversamente da Churcill che non ci pensava proprio, Diem emarginò la maggioranza Buddhista, che rappresentava il 50% della popolazione e non andò meglio ai culti minori, quasi tutti i posti di potere furono occupati da cattolici di preferenza provenienti dal Nord e dal centro del paese, esuli di sicura fede anticomunista.



Kennedy, il generale Taylor e il segretario della difesa McManara

IL TALEBANESIMO CATTOLICO – Diem inoltre abolì divorzio, vietò i contraccettivi e dichiarò illegali i rapporti extra-coniugali, oltre a dedicare il paese alla Vergine Maria e a creare l’istituto educativo di Vinh-Long per la formazione dei quadri dirigenti del regime, per il quale furono scelti come insegnanti solo preti cattolici. Una discriminazione che mantenne anche nella ridistribuzione delle terre, tanto che in quel periodo la chiesa cattolica divenne il più grande latifondista del Sud. I preti furono poi autorizzati a costituire gruppi armati, impegnati a sgombrare i villaggi che non si convertivano al cattolicesimo, oltre ad attaccare e saccheggiare i monasteri buddhisti, delitti sempre impuniti per la complicità del governo, che vietò persino la bandiera buddhista.

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LE PROTESTE REPRESSE NEL SANGUE – A maggio del 1963 i buddhisti decidono di manifestare il loro dissenso per queste politiche, ma il regime spara sulle manifestazioni e poi dà la colpa ai vietcong, suscitando l’indignazione popolare a Nord come a Sud e provoca un comprensibile problema nel ritorno negativo d’immagine in Occidente, dove già le immolazioni dei monaci che si davano fuoco per protesta suscitava grande scalpore. A Washington, partendo da considerazioni più prosaiche decidono che Diem deve cambiare politica e liberarsi del fratello, che aveva la fama del più cattivo e sanguinario del regime. Se al Nord i comunisti si liberavano della borghesia mandando a morte decine di migliaia di vietnamiti, Diem ne ha fatti uccidere 12.000 nei primi due anni di governo e ancora a decine di migliaia ne ha incarcerati o deportati, secondo gli storici ne ammazzarono di più i comunisti, ma la magnitudo dei massacri da parte dei due regimi fu simile.

Eisenhower e Ngo Dinh Diem, Washington 1957

L’OK DI KENNEDY – Il 2 novembre del 1963 Diem e il fratello Nhu trovano la morte in un golpe militare, quello che la storiografia americana ha ritenuto a lungo organizzato da una cricca di ufficiali americani senza l’input dell’amministrazione Kennedy, che sarà ucciso il 22 novembre successivo senza aver gridato al tradimento. Questa almeno è la versione che fu diffusa da suo fratello Robert, che oltre all’ovvio interesse apologetico sconta il difetto di una mancanza di conoscenza di prima mano delle discussioni alla Casa Bianca. Discussioni che dal 2009 sono state pubblicate e un po’ alla volta analizzate fino a ricostruire la verità storica. La fonte sono nastri registrati dallo stesso Kennedy, in particolare quelli di una seduta del 26 agosto del 1963 nella quale si delinea la strategia per il Vietname il presidente si mostra d’accordo con le considerazioni esposte in merito alla necessità di rimuovere almeno Nhu e, in caso di resistenza far saltare anche Diem. Se si considera che Diem risponderà picche agli americani intensificando la brutale repressione e diventando ancora più sgradito in patria e fuori, è facile concludere che quelle decisioni prese in presenza di Kennedy sono quelle che hanno portato al golpe sostenuto dagli americani e validato esplicitamente dallo stesso JFK.

ALLA FINE IL TONCHINO – Dopo il golpe si susseguirono una dozzina di governi militari, fino a che nel 1955 non si affermò una diarchia tra un generale dell’esercito e un maresciallo dell’aria, risolta poi nel 1967 con il prevalere del generale: Nguyễn Văn Thiệu. E sarà il vice presidente di Kennedy, quel Lyndon Johnson che aveva scambiato Diem per Churcill, a dare il via nel 1964 all’escalation dell’impegno sul terreno una volta divenuto presidente al posto del defunto, divenuta ormai necessaria perché la debolezza del governo del Sud lasciava il paese alla mercé dei comunisti. Un’escalation realizzata a partire del pretesto dell’ormai famoso Incidente del Golfo del Tonchino, occasione nella quale gli americani denunciarono l’aggressione di una loro imbarcazione da parte della marina Nord-vietnamita. Denuncia che poi gli stessi documenti americani declassificati a distanza di decenni hanno certificato fosse una montatura della stessa specie di quella delle armi di distruzione di massa di Saddam, usata per vendere l’invasione dell’Iraq all’opinione pubblica domestica e occidentale nel 2003.