La bufala della Bce privata

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Sabina Ciuffini ripropone per l'ennesima volta la balla. L'Eurotower non è governato dalle banche e dagli interessi degli azionisti privati. L'istituto di Francoforte è pubblico, come tutte le Banche centrali. Leggere leggi e statuti per credere.

La Banca Centrale Europea è privata? I pesanti tagli suggeriti, ed anche imposti, dall’istituto di Francoforte agli eurostati sono dettati dagli inconfessabili interessi dei suoi azionisti privati, banche ed altre azionisti privati? Questa è una credenza molto diffusa nell’opinione pubblica, ma che è in realtà completamente sbagliata. La Bce è un istituto di diritto pubblico, così come lo sono le banche centrali nazionali. Il carattere pubblico è assicurato dai loro Statuti, e i profitti che vengono fatti dagli istituti centrali vanno in gran parte al bilancio statale, come impongono le leggi dei vari paesi europei, Italia inclusa



 

FAVOLE DA BAR – Ieri Sabrina Ciuffini all’Infedele ha riproposto una delle tante favole – signoraggio, Islanda e default a costo zero e così via – che popolano la rete così come i bar, ovvero il carattere privato della Banca Centrale Europea. Una Bce che non fa gli interessi di tutti, ovvero i cittadini, ed invece si schiera in difesa degli interessi dei suoi azionisti, le banche private appunto. Una tesi che prova a spiegare la durezza della crisi, proponendo implicitamente una soluzione. Nazionalizziamo l’Eurotower e risolviamo tutti i problemi. Solo che è già così, ad una semplice lettura degli Statuti della stessa Bce e delle principali banche centrali che la compongono, Bundesbank, Banque de France e Bankitalia.



 

COME FUNZIONA LA BCE – L’articolo 13 del TUE elenca nelle istituzioni europee, ovvero gli organismi pubblici che formano l’architettura di governo della Ue, la Banca Centrale Europea. La Bce è dunque equivalente al Parlamento o alla Commissione secondo il Trattato che costituisce l’Unione Europea. Il sistema europeo della Banche centrali, formato dalle istituzioni degli Stati che aderiscono all’euro più la stessa Bce, è indipendente secondo il Tue, ed ha come primo obiettivo la stabilità dei prezzi. La lotta all’inflazione è dunque il compito principale dell’Eurotower, ed è uno dei punti critici attualmente discussi, perché da più parti si chiede un ruolo diverso della Banca centrale a favore della crescita, sul modello della Fed americana. Ovviamente in una simile modifica i privati, i grandi gruppi finanziari, non hanno alcuna possibilità di intervento. Infatti un nuovo ruolo della Bce potrebbe essere definito solo con un cambiamento del Tue, nello specifico l’articolo 127. I Trattati dell’Unione Europea possono essere modificati solo tramite ratifica dei Parlamenti degli Stati membri, oppure via referendum del corpo elettorale, a seconda di quello che dice la Costituzione del singolo paese. In Italia fa testo l’articolo 80, che postula:



Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi.

DI CHI E’ LA BCE? – La bufala della Bce privata nasce dalla struttura della Banca d’Italia, argomento che affronteremo tra poco. Le Banche Centrali Nazionali (BCN) sono le uniche autorizzate alla sottoscrizione ed alla detenzione del capitale sociale della BCE. Ecco come funziona la sottoscrizione del capitale sociale dell’Eurotower.

Il capitale della BCE, che ammonta a 10.760.652.402,58 euro (dal 29 dicembre 2010), è sottoscritto dalle banche centrali nazionali (BCN) di tutti gli Stati membri dell’UE.Le quote di partecipazione delle BCN al capitale della BCE sono calcolate secondo uno schema che riflette il peso percentuale del rispettivo Stato membro nella popolazione totale e nel prodotto interno lordo dell’UE, due determinanti che incidono in pari misura. Sulla base dei dati forniti dalla Commissione europea, la BCE adegua i coefficienti di ponderazione con cadenza quinquennale e ogni volta che un nuovo paese entra a far parte dell’UE.Dall’avvio della Terza fase dell’Unione economica e monetaria, il 1° gennaio 1999, lo schema di sottoscrizione del capitale è stato modificato in quattro occasioni: il 1° gennaio 2004 e il 1° gennaio 2009 per gli adeguamenti quinquennali, il 1° maggio 2004 per l’adesione all’UE di Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia e Slovacchia e il 1° gennaio 2007 per l’ingresso nell’UE di Bulgaria e Romania.

Come si vede la composizione della Bce è completamente pubblica. Tutte le Banche centrali dei paesi della zona euro sono infatti diritti di istituto pubblico, come vedremo.
E I PROFITTI A CHI VANNO ? – Quando la Bce fa le operazioni di politica monetaria che le spettano, come l’acquisizione di valuta o titoli, oppure finanziare le banche private, di solito fa profitti, ma come ogni altro istituto di questo mondo può subire delle perdite. Ecco perché è utile esaminare il suo bilancio, diviso tra attività e passività, per comprendere poi a chi vanno gli eventuali guadagni.

Sul fronte dell’attivo del bilancio dell’Eurosistema, oltre all’oro (423 miliardi) e alle altre attività in valuta estera (319 miliardi), sono enormemente aumentati i titoli (631 miliardi), parte dei quali relativi al cosiddetto Security Market Program, messo in piedi per sostenere il corso dei titoli governativi dei paesi in crisi (219 miliardi) e soprattutto i rifinanziamenti alle istituzioni creditizie (1.130 miliardi), quasi tutti a lungo termine. Questi ultimi sono oggi costituti quasi interamente da rifinanziamenti a tre anni, sorti a seguito delle due aste effettuate lo scorso dicembre e febbraio dalla Bce, che in parte hanno anche sostituito i finanziamenti a tre mesi e un anno, nonché i finanziamenti principali a breve termine erogati in precedenza dalla stessa Bce. Se passiamo al lato del passivo del bilancio dell’Eurosistema osserviamo che accanto alla voce banconote (870 miliardi), e riserva obbligatoria recentemente dimezzata (91), l’attenzione di tutti gli osservatori si concentra sui depositi che le banche detengono presso la Bce che negli ultimi anni sono cresciuti esponenzialmente (1.057). La crescita viene generalmente interpretata come la volontà delle banche di non prestare i soldi ricevuti dalla banca centrale ad altre banche o al sistema economico. In realtà, questa interpretazione è del tutto falsa. Infatti nel momento in cui un’azienda di credito riceve un finanziamento dalla banca centrale immediatamente i soldi ricevuti vengono accreditati sui conti in banca centrale. Tuttavia, anche se quella banca decidesse di prestare i soldi a un’altra banca o a un’impresa, i soldi rimarrebbero sempre nel circuito bancario e a fine giornata verrebbero depositati presso una banca centrale dell’Eurosistema. Infatti in termini tecnici questo è quello che viene definito come base monetaria. (4) Ecco perché esiste una correlazione strettissima tra la posta “Rifinanziamento a favore delle istituzioni creditizie” e “Passività verso le istituzioni creditizie”.

Negli ultimi anni la Bce ha fatto utili, come capita quasi sempre alle Banche centrali a meno di dissanguanti operazioni per salvare uno Stato in via di fallimento. Come vengono distribuiti questi profitti? Nel 2011 la Bce ha conseguito un utile lordo di 1,9 miliardi di euro e accantonato 1,1 miliardi a riserva. Gli utili vengono ovviamente distribuiti agli azionisti della stessa Bce, le banche centrali dei paesi dell’euro, e quindi sottoposti alla legislazione degli istituti centrali. Essendo tutte società di diritto pubblico, vanno allo Stato, anche se questo è ovviamente un concetto da meglio definire visti i diversi compiti delle varie istituzioni.

BUBA E BANQUE DE FRANCE – I maggiori azionisti dell’Eurotower sono la Bundesbank e la Banque de France. Due istituti completamente pubblici, come stabiliscono le leggi che le regolano e come ricordano i loro statuti. Il direttorio della Bundesbank è di nomina presidenziale, che avviene tramite proposta del governo federale. Altri tre membri del Vorstand vengono invece scelti dal Bundesrat, la Camera delle Regioni della Germania, simile ad un Senato federale. Tutte nomine pubbliche, visto che la Bundesbank è un istituto dello Stato tedesco, come il Parlamento o il governo. In questo esattamente come la Bce e le altre istituzioni europee. I profitti della Buba, che arrivano via Bce, sono disciplinati per legge, e rientrano al bilancio statale fino alla somma di 2,5 miliardi di euro. I guadagni superiori a quella cifra vanno invece ad un fondo speciale istituito per finanziare i costi della riunificazione tedesca, e ai programmi congiunturali introdotti con una legge del 2009. La Banque de France funziona in modo molto simile. Fino al 1936 questa istituzione era effettivamente privata, ma fu nazionalizzata dal governo di Leon Blum, il leader del Fronte popolare formato dalle forze della sinistra transalpina. La Banque de France è rimasta quindi completamente sotto il controllo pubblico sin da allora, anche se nel 1993 fu modificata la sua governance tramite una legge che ne assicurava l’indipendenza dal potere politico. Lo stesso articolo Art. L. 142-1. Postula chiaramente come

La Banque de France est une institution dont le capital appartient à l’État, per i non francofoni, la Banca di Francia è un’istituzione il cui capitale appartiene allo Stato.

L’istituzione è governata da un Consiglio Generale, i cui membri sono tutti di nomina politica, con l’eccezione di un alto rappresentante dei dipendenti della stessa banca. Il governatore viene scelto dal Consiglio dei Ministri, mentre al Parlamento transalpino spetta l’indicazione di quattro membri, due a testa per Assemblea Nazionale e Senato. I profitti del 2011, come mostra questo documento del 2011, si sono assestati a 1 miliardo e mezzo di euro. Il dividendo maggiore, 877 milioni di euro, è andato allo Stato, il resto distribuito tra fondi pubblici e altri della stessa banca.


LA BANCA D’ITALIA PRIVATA – La bufala della Bce privata nasce da un errore di comprensione della Banca d’Italia. Il nostro istituto centrale è effettivamente formato da azionisti che sono ora banche private, ma che una volta erano pubbliche. Bankitalia però è un’istituzione dello Stato italiano, regolata da una legge del 1936, come ha ricordato la Cassazione nel 2006.

La Cassazione, con la sentenza 16751 a sezioni riunite del 21 luglio 2006, ha affermato che la Banca d’Italia “non è una società per azioni di diritto privato, bensì un istituto di diritto pubblico secondo l’espressa indicazione dell’articolo 20 del R.D. del 12 marzo 1936 n.375“. La banca, pertanto, segue regole di funzionamento differenti da quelle di una normale società per azioni, come si evince anche dallo statuto, che assegna ai soci un numero di voti non proporzionale alle azioni possedute (limitando i voti dei soci maggiori). Gli azionisti di Banca d’Italia sono le banche (oggi private) che discendono dagli istituti di credito (all’epoca pubblici) che nel corso del tempo sono entrati nel suo capitale. La Banca d’Italia è stata una società per azioni fino al 1936. In quell’anno venne convertita in Istituto di diritto pubblico dall’articolo 3 della legge bancaria del 1936 (ovvero il sopra citato regio decreto-legge 12 marzo 1936, n. 375, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 1938, n. 141, e successive modificazioni e integrazioni). Diciamo che esiste una proprietà formale in capo ad azionisti oggi privati, ma la Banca opera nell’ambito del diritto pubblico. Ciò implica, ad esempio, che lo status giuridico di ente pubblico esclude la possibilità di fallimento della Banca d’Italia e, tramite il suo intervento nei casi di crisi, la possibilità di fallimento delle banche private, garantendo la stabilità dell’intero sistema bancario italiano. Il capitale sociale della Banca ammonta a soli 156.000 euro, versati nel 1936. Secondo l’articolo 3 dello statuto il capitale sociale “è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge“. Le quote di partecipazione sono costituite da certificati nominativi (art.4). Ai soci sono distribuiti dividendi per un importo fino al 6% del capitale e, su approvazione del Consiglio Superiore, un ulteriore 4% del valore nominale del capitale (art.39), cui si aggiunge “una somma non superiore al 4% dell’importo delle riserve” quali risultano dal bilancio dell’anno precedente prelevata dai frutti annualmente percepiti sugli investimenti delle riserve, sempre su approvazione del Consiglio superiore (art.40). Gli utili netti vengono per il resto distribuiti come segue. Il 20% degli utili netti conseguiti deve essere accantonato al fondo di riserva ordinaria. Col residuo, su proposta del Consiglio superiore, possono essere costituiti eventuali fondi speciali e riserve straordinarie mediante utilizzo di un importo non superiore al 20% degli utili netti complessivi. La restante somma è devoluta allo Stato. (art 39)

Anche in Italia la gran parte dei soldi guadagnati dalla Banca d’Italia finiscono allo Stato, e non è certo strano visto che parliamo di un’istituzione pubblica. Le banche centrali possono certamente essere criticate, così come la revisione dei loro compiti è un’importante tema di dibattito politico, soprattutto nell’ Europa attuale. Credere però in illusioni o fantasie complottiste serve solo però ad aiutare chi invece non vuole cambiare nulla dell’attuale sistema.