L’incredibile storia di una donna concepita nei lager nazisti
VITA FELICE – Alla fine del 1930, Anka Bergman era una studente di legge che abitava a Praga. “Vivevo una vita divertente fra società e fidanzati, non sapevo nemmeno che Hitler era al potere. Trascorrevo il mio tempo tra cinema, teatri, feste” In un night club Anka ha incontrato suo marito, Bernd Nathan, un attraente architetto attraente ebreo-tedesco fuggito dalla Germania nel 1933. “Pensava che era abbastanza lontano dai nazisti” dice oggi Eva. “Non era vero, ma se non fosse partito non avrebbe mai incontrato mia madre”. Nel marzo del 1939, i tedeschi invasero Praga e, da quel momento la vita di Anka, e Bernd, cambiò per sempre. Anka e tutta la sua famiglia sono stati inviati a Terezin (conosciuto anche come Thereisenstadt), un campo di transito per il campo di sterminio di Auschwitz. Il padre di Eva, Nathan Bernd, fu ucciso prima che sua figlia nascesse: i due avevano concepito la piccola durante i tre anni di campo di concentramento, durante uno degli incontri segreti che raramente riuscivano a procurarsi, prima di essere mandati al campo di sterminio. Anka scoprì ben presto, purtroppo, che essere ebrea e incinta sotto il regime nazista era un reato grave. “C’erano altre cinque coppie nella stessa situazione e abbiamo dovuto firmare una carta in cui accettavamo di abbandonare i bambini, una volta nati. Anka ha dato alla luce il bambino, che non le fu tolto semplicemente perché morì nel campo di polmonite quando aveva due mesi.
VITA DOPO LA LIBERAZIONE – Dopo la guerra, Anka si è risposata e dopo il colpo di stato comunista in Cecoslovacchia si è trasferita con la sua famiglia in Galles, a Cardiff. Oggi vive a Cambridge con Eva, che ora è in pensione e passa il suo tempo a visitare le scuole, raccontando ai piccoli alunni la sua storia incredibile, di come, quando e dove è venuta al mondo. Per lei è importante commemorare tutte le vittime dell’Olocausto.”Per ricordare tutte quelle migliaia e migliaia e migliaia di persone morte, che sono state uccise durante l’Olocausto”, dice . E lei ha una enorme quantità di ammirazione per la madre: “Stento a credere che lei in realtà è riuscita a farcela, ma sai, lei dice sempre che nessuno sa fino a cosa si possa resistere”. E sospirando conclude : “E per fortuna la maggior parte di noi non sono messe alla prova”.