L’Italia non valorizza le donne nel mondo del lavoro, anche se sono le più istruite del mondo

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Il nuovo rapporto sul Gender Gap del World Economic Forum solleva perplessità sul ruolo femminile all'interno della forza lavoro del nostro paese

Per una volta, l’Italia ha conquistato un primato mondiale. Il nostro Paese infatti detiene il più alto numero di donne iscritte a percorsi di formazione terziaria dall’università in su. I dati provengono dall’annuale rapporto del World Economic Forum sul Global Gender Gap, ma la medaglia italiana ha una macchia: siamo i peggiori d’Europa per la partecipazione femminile alla vita economica del Paese.



Donne italiane: meglio istruite e poco valorizzate

Ogni anno, il World Economic Forum pubblica un report sul divario tra uomini e donne in tutto il paese. Il 2018 segna una vittoria italiana: le nostre donne sono infatti al primo posto della classifica di donne iscritte a percorsi di formazione nel settore terziario. Approfondendo i dati pubblicati nel report, emerge che nel nostro paese ci sono 136 donne iscritte all’università per ogni cento maschi, e che il 17,4% delle studentesse completa il percorso di studi, contro il 12,7% degli studenti maschi, Non solo: il 60% dei laureati con lode del nostro paese è composto da femmine. Le donne italiane quindi sono sicuramente molto più istruite e formate, tanto da raggiungere la medaglia d’oro per il settore terziario. Eppure, guardando i dati del mondo del lavoro, appare ancora un divario enorme. La partecipazione femminile alla forza lavoro è aumentata rispetto allo scorso anno, ed è diminuita anche la disparità di reddito, ma giusto di poco: il nostro paese è al 118esimo posto per assottigliamento del gender gap, con una percentuale del 59%. Per fare un confronto, il Paese dove il gender gap è più “chiuso” è l’Islanda, che si riconferma al primo posto con un 79%. Il risultato è che l’Italia è al 70esimo posto su 149 Paesi per pari opportunità: meglio di noi paesi come Honduras, Capo Verde, Montenegro e Tanzania.

Mancano le donne italiane nel settore dell’Intelligenza Artificiale

Un dato estremamente preoccupante è quello legato al mondo dell’AI, ormai tecnologia alla base del progresso e dell’immediato futuro. In Italia solo il 28% della forza lavoro impegnata in questo settore è composta da donne. Un divario di talenti che è tre volte più ampio di ogni altra industria. Le poche donne che lavorano nel settore dell’Intelligenza Artificiale raramente ricoprono ruoli senior, venendo relegate sopratutto ad analisi dei dati, ricerca e insegnamento. I compiti di sviluppo software, direzione dell’IT e top management rimangono una prerogativa maschile. Dal capitolo dedicato del report, emerge che l’intelligenza artificiale rischia di annullare i progressi fatti in termini di assottigliamento del gender gap, non solo in Italia ma in tutto il mondo,. «Le economie che avranno successo nella quarta rivoluzione industriale saranno quelle più in grado di sfruttare tutti i talenti a disposizione» ha dichiarato Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del Wef, aggiungendo che «è essenziale adottare misure proattive a supporto della parità di genere e dell’inclusione sociale e superare le disparità esistenti in nome del benessere economico e sociale».



(Credits immagine di copertina: pixabay CC0 Creative Commons)