L’obiettivo UE è raggiungere una media del 40% di laureati entro il 2020, almeno per i giovani con età compresa tra i 30 e i 34 anni, ma l’Italia sembra far parte di un altro Continente. Le persone con una laurea nel nostro paese, nel 2017, erano appena il 26.9%. Una media che ci proietta al penultimo posto nella UE, appena al di sopra della Romania ( 26.3%) e a una distanza enorme dagli altri partner europei, anche quelli del sud Europa. Basti pensare che, nel 2017, nella Grecia dell’austerità e della crisi epocale, i laureati erano il 43.7% delle persone comprese tra i 30 e i 34 anni. Analogamente in Spagna, paese al quale veniamo spesso accostati, i laureati erano il 41.2%, in Portogallo il 33.5% , mentre in Francia il tasso di laureati si aggirava attorno al 44.3%. Mentre si parla di industria 4.0, di società della conoscenza, i nostri giovani sono insomma fra i meno istruiti del Vecchio Continente, e i più impreparati ad affrontare le nuove sfide globali che ci aspettano. E purtroppo questo non è l’unico dato che dovrebbe preoccuparci.
Le media delle persone che nel 2017 non aveva terminato un percorso di educazione secondaria, nel nostro Paese ammontava al 14% contro una media UE del 10,6%. Peggio di noi fanno solo Spagna, Malta e Romania. Anche in questo caso siamo molto lontani dall’obiettivo che la UE si è data, ovvero quello di ridurre il tasso di abbandono scolastico per il 2020 al 10%. Ed è una statistica che, unita all’alto tasso di disoccupazione giovanile (30,6%), e una spesa in istruzione del 3,8% del PIL nel 2017 (contro una media UE del 4,6%), tratteggia tinte fosche per il futuro.
Sì perché c’è un dato purtroppo inequivocabile: il nostro paese stanzia molto poco nella scuola e nell’Università. L’italia ha speso appena il 3,8% del PIL nel 2017 in educazione, quasi un punto al di sotto della media UE fissata al 4,6%. Una percentuale distante anni luce, ad esempio, da quella svedese con un investimento del 6,8% del PIL, o di quello danese o belga (rispettivamente 6,5 e 6,3% del PIL). Ma non basta. L’Italia riesce addirittura a fare peggio della Grecia e della Spagna, ponendosi, ancora una volta, fra i fanalini di coda dell’Unione.
E sono le donne a far registrare i tassi di istruzione più alti in Europa. Nel vecchio Continente sono addirittura il 44,9% le donne con un diploma di laurea con un’età compresa fra i 30 e i 34 anni, contro appena il 34,9% degli uomini (parliamo di un target compreso tra i 30 e i 34 anni). Il tasso di abbandono femminile era del 2017 dell’8,9% contro il 12,1% di quello maschile. Se la Ue fosse popolata solo da donne, insomma, gli obiettivi 2020 sull’istruzione sarebbero già raggiunti e la “società della conoscenza”qualcosa di più di un semplice slogan per politici a caccia di voti. O un bel paragrafo per manuali di sociologia.