Dati Istat: l’Italia non è più in recessione ma in stagnazione

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La stima del primo trimestre del 2019 segna «un moderato recupero che ha interrotto la debole discesa dell'attività registrata nei due trimestri precedenti»

I dati provvisori pubblicati dall’Istat sul primo trimestre del 2019 segnano un recupero moderato: il Pil è infatti aumentato dello 0,2%, facendo uscire l’Italia dalla recessione, ma si tratta di un sostanziale ristagno. Questo perché, sebbene l’economia del paese sia uscita dalla recessione tecnica in cui era entrata con il -0,1% registrato nel terzo e quarto trimestre del 2018, il valore concatenato del primo trimestre del 2019, pari a 404,077 miliardi di euro, segna un ritorno ai livelli del secondo trimestre 2018 (404,028 miliardi), avvicinandosi molto ai valori dello stesso periodo dello scorso anno (403,808 miliardi).



Dati Istat: l’Italia non è più in recessione ma in stagnazione

Secondo quanto commentato dall’Istat nel momento del rilascio dei dati di stima sul primo trimestre del 2019, l’economia italiana ha registrato «un moderato recupero che ha interrotto la debole discesa dell’attività registrata nei due trimestri precedenti». «L’ultimo anno – continua l’Istat- si è caratterizzato come una fase di sostanziale ristagno del Pil, il cui livello risulta essere nel primo trimestre del 2019 pressoché invariato rispetto a quello di inizio del 2018».  Si tratta comunque di una fase preliminare che «ha, come di consueto, natura provvisoria e si basa su una valutazione dal lato dell’offerta che indica un netto recupero dell’attività industriale e contributi positivi sia del settore agricolo, sia dell’insieme del terziario».

La stima preliminare che conferma che l’Italia è uscita dalla recessione vede una crescita dello 0,2% del Prodotto interno lordo corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato rispetto al trimestre precedente, mentre in termini tendenziali su base annua si registra una crescita dello 0,1%.



Lo scarto registrato dall’Inps

L’Istat ha anche diffuso i dati riguardanti l’erogazione dell’importo mensile tra gennaio 2018 e marzo 2019, sottolineando un valore medio del beneficio delle regioni del Sud superiore a quello del Nord per circa 50 euro (+21%) e del Centro per 33 euro (+12%). L’Inps ha pero registrato uno «scarto» tra gli assegni effettivamente erogati e quelli teorici legati ai trattamenti assistenziali rilevanti ai fini rei. Ci sarebbe infatti un’oscillazione tra 12 e 112 euro in base ai componenti del nucleo familiare.

Nel primo trimestre 2019, invece, le prestazioni Rei sono state erogate a 38 mila nuclei familiari, coinvolgendo quindi 94.919 persone che hanno ricevuto un assegno medio di 259,87 euro al mese. Se a dicembre 2018 si è registrato il picco massimo dei beneficiari, da febbraio è stata notata una discreta frenata. Colpa anche dell’«effetto di scoraggiamento» dovuto all’entrata in vigore del Reddito di Cittadinanza. Inoltre, la diminuzione dell’importo medio mensile erogato è dovuto anche all’abrogazione dei requisiti familiari di luglio 2018 che ha fatto scendere il valore massimo di 311 euro (maggio 2018) a 280 attuali (marzo 2019).



Luigi Di Maio: «È il segno che siamo sulla buona strada»

Il vicepremier Luigi Di Maio ha accolto con gioia i dati pubblicati dall’Istat, scrivendo su Facebook che i dati rilasciati certificano «che il lavoro fatto con il decreto Dignità rappresenta il punto di avvio di un nuovo mercato del lavoro». «Abbiamo avuto ragione a puntare sulla stabilità del lavoro, questo ha fatto ripartire l’occupazione – continua nel post il ministro dello sviluppo economico – Le aziende non possono perdere il bagaglio di conoscenze e esperienze dei propri lavoratori e stabilizzano chi merita».

(Credits immagine di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)