Secondo la tradizione islamica, una donna trascorre la sua vita sotto la tutela giuridica di un parente maschio, e questo può significare solo una cosa: chi decide della propria vita non è la persona a cui la vita appartiene.
I matrimoni forzati delle donne non sono un concetto nuovo in Arabia Saudita. Per una donna è necessario ottenere il consenso di suo padre, che è considerato il suo tutore, prima di essere autorizzati a sposarsi. Anche nel terzo millennio, anche se la donna è istruita e lavora come Fatima Bent Suleiman Al Azzaz, che insegna ad usare il computer. Infatti è quello che accade quando Fatima nel 2003 formalizza la sua unione con Mansour Ben Attieh El Timani. C’è da dire che stavolta però il consenso è solo una questione burocratica: Fatima e Mansour sono giovani ed innamorati, e presto alla coppia si aggiunge una bambina, Nuha. Sono talmente felici che decidono di avere subito un altro figlio, ma mentre Fatima è ancora incinta
DISCESA NELL’INCUBO – Fatima e il marito non si danno per vinti: non riconoscono il divorzio e continuano a vivere insieme. Ma nel frattempo, i fratellastri avvertono la polizia. “Dal momento che non eravamo più legalmente sposati, io e mio marito potevamo essere arrestati per adulterio” spiega la donna, che viene imprigionata per nove mesi con i suoi due bambini; “mio marito era nella lista nera da parte del governo, il che significa che il suo conto in banca è stato congelato e non riusciva a trovare un lavoro. Da allora, ha vissuto grazie le donazioni da parte di persone intorno a lui,infatti in Islam, vi è l’obbligo religioso di donare una parte del reddito alle persone bisognose”, continua. Fatima vive nove mesi di inferno, quasi la nemesi di una gravidanza che prelude alla nascita di una realtà assurda. La cella dove deve vivere è sporca, e la maggior parte delle donne che la condividono con lei e i suoi bimbi sono assassine o tossicodipendenti. Non viene permesso ai bambini di vedere il padre anche se alla fine riescono ad ottenere che la figlia più grande di due anni gli venga affidata, mentre il più piccolo Suleiman, ancora neonato, rimane con lei in
Sono tre anni che vivono in queste condizioni: a Fatima non ha il permesso di uscire o di ricevere visite nell’istituto in cui vive e comunica con il marito attraverso gli amici. E come in una strana favola al contrario il re dell’Arabia Saudita è l’unica persona che ha il potere di riunire questa famiglia. Per sostenere la causa di Fatima e dei suoi cari si può mandare un fax indirizzato a “His Majesty, King Abdullah bin Abdul Aziz Al Saud, Kingdom of Saudi Arabia” allo 011-966-1-491-2726 oppure per maggiori informazioni visitare il sito EqualityNow.org. Fatima dice: “Vogliamo solo la nostra famiglia possa stare di nuovo insieme”. E’ normale dover lottare per questo?