Durante il colpo di stato in Sudan, i servizi di internet sono stati interrotti

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I militari hanno preso il potere e hanno accusato i civili di non avere idee per guidare il processo di transizione democratica

Per le strade di Khartoum, al momento, la confusione regna sovrana. Il colpo di Stato in uno dei più grandi Paesi dell’Africa è stato guidato dai militari, qualche mese dopo un precedente tentativo fallito. Al momento, sono loro ad avere il potere dopo aver arrestato il primo ministro Abdalla Hamdok e sono loro – attraverso le parole dei loro portavoce – a condannare i politici civili, rei – a loro modo di vedere – di non avere idee per poter guidare correttamente il processo di transizione democratica. Ma nel frattempo, proprio per far capire il clima che si respira nel Paese che è tutto il contrario di una normale democrazia – si segnala che internet in Sudan non funziona più da oltre 24 ore.



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Internet in Sudan non funziona dopo il colpo di stato

Per alcune ore sono circolate in rete le immagini delle strade della capitale del Paese messa a soqquadro dai militari e dalla popolazione che li appoggia. Tuttavia, quando l’intensità delle proteste è aumentata – causando alcuni morti e decine di feriti (i numeri ufficiali non sono ancora confermati) -, la rete internet ha smesso di funzionare ed è diventata inaccessibile. Il tempo, da parte della nuova giunta militare, di fare qualche comunicazione via Facebook e poi ecco che l’accesso al web è stato fortemente limitato. Non c’è più disponibilità di notizie o di testimonianze dirette in tempo reale, mentre nei canali radiotelevisivi del Paese è stata mandata in onda musica patriottica, proprio per marcare – in maniera distintiva – la svolta rispetto al governo precedente.



A Omdurman sono stati presi d’assalto anche gli edifici della televisione nazionale, con diversi dipendenti che – stando ad alcune ricostruzioni – sono stati arrestati. L’interruzione dei servizi di informazione televisiva, il blocco delle reti internet e delle trasmissioni via web, l’impossibilità da parte dei cittadini di inviare o di ricevere notizie rappresentano l’evoluzione del colpo di stato, il segnale di passaggio di quanto l’informazione – anche quella più accessibile – possa avere un peso in fasi concitate come queste. La prima preoccupazione dei militari è stata quella di orientarla e di evitare che venisse pubblicata – anche attraverso blog di nicchia, gruppi o pagine Facebook – una qualsiasi informazione alternativa.