Il paradosso di Internet Explorer: la storia di successo di un browser di insuccesso

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Ventotto anni di onorata carriera, vissuti tra gli alti (provocati dall'assenza di concorrenza) e i bassi. Fino alla sua chiusura

Era riuscito a sconfiggere i pionieri del world wide web, realizzando una piattaforma (all’epoca si parlava di software che poi sono stati soppiantati dalle applicazioni) in grado di consentire a tutti i possessori di un personal computer di connettersi a internet per effettuare le proprie ricerche. A quel tempo, però, il mercato dei browser latitava e sulla piazza c’erano poche e vetuste alternative, oltre a un minor numero di contenuti online. Ma l’intuito di Microsoft di realizzare un prodotto che rispondesse perfettamente alle richieste dei (pochi) utenti possessori di un pc anticipando i tempi di un’evoluzione digitale (ma naturale) ha stimolato anche i concorrenti che nel corso degli anni sono riusciti a sviluppare navigatori web più intuitivi, veloci e apprezzati dal pubblico. Perché la storia di Internet Explorer non si può limitare solamente agli ultimi anni di vita, prima dello spegnimento arrivato lo scorso 14 febbraio.



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Una storia iniziata – per il pubblico – il 16 agosto del lontano 1995, quando Microsoft rilasciò la prima versione di browser web abbinato al suo sistema operativo, Windows. Una mossa che, in un colpo solo, scalciò dal mercato i modelli precedenti (da WorldWideWeb di Tim Berners-Lee, a Mosaic passando per Netscape) grazie anche al suo principio di gratuità e il suo abbinamento al sistema operativo più utilizzato e installato all’interno dei personal computer dell’epoca. Nel giro di pochissimi anni, la prima versione di Internet Explorer ebbe un successo fuori dal comune, arrivando a coprire il 95% di utilizzo tra i possessori di un pc in tutto il mondo.



Internet Explorer, la storia di un browser di insuccesso

Proprio la mossa della licenza di utilizzo inserita all’interno dei vari pacchetti di Windows sparigliò la concorrenza. In pochissimi avevano un pc con un sistema operativo differente e, dunque, la diffusione di Internet Explorer non era solamente automatica, ma di default. Almeno fino al 2006. Undici anni dopo il primo release, infatti, il mercato iniziò a ribollire, con le prime alternative che iniziavano a fare la propria comparsa sul mercato (gratuito) dei browser. La contesa con Netscape, infatti, portò questi ultimi a sviluppare un progetto open source che prese il nome di Mozilla. E nell’anno in cui l’Italia vinse il suo ultimo Mondiale di calcio (nel mese di novembre), mentre Redmond rilasciata la versione 4 di Explorer, Mozilla diffuse la sua evoluzione del suo browser primordiale: Firefox 2.

L’inizio del declino, come la classica pallina che scorre sempre più verso il basso una volta poggiata sul piano inclinato. Perché se il 2004 – anno di maggior successo (soprattutto per via della diffusione sempre più massiccia di pc) di Internet Explorer (che raggiunse un utilizzo vicino al 95% degli utenti) – ha rappresentato il periodo più florido per il browser, quel che è accaduto dopo ha segnato inesorabilmente la fine di un progetto di successo. Perché nel giro di pochi anni si sono palesati sul mercato altri software per la navigazione web. Oltre a Firefox di Mozilla, ecco arrivare Google Chrome a fagocitare il mondiale e annullare quel predominio storico protagonista degli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio.



I tentativi di sopravvivenza ed Edge

Il numero di utenti che utilizzavano Explorer iniziò a calare drasticamente. Di pari passo, Firefox prima e Chrome dopo ottennero la maggior parte delle fette di mercato lasciando alla creatura di Microsoft un ruolo di secondo piano. Per una serie di motivi piuttosto semplici: il prodotto di Redmond era lento, poco affidabile, poco intuitivo. Insomma, i princìpi di usabilità non rispettavano le richieste da parte degli utenti che hanno trovato nella concorrenza (a cui si aggiunse anche Opera, oltre a Safari per i Mac) di chi vuole navigare in internet in modo rapido ed essenziale. E Microsoft le ha tentate tutte per salvare il suo prodotto: dalle versioni più aggiornate fino all’annuncio dello sviluppo di Edge (che oggi ha preso il posto di Explorer in modo definitivo). Un percorso iniziato nel 2015 quando si era già pensato a un lento spegnimento di Internet Explorer, arrivato lo scorso mese di giugno e diventato definitivo nel giorno di San Valentino del 2014. E di questo browser, di cui nessuno sembra sentire la mancanza, resteranno i meme e l’ironia che da anni congestiona il web. Perché questa è stata la storia di successo di un browser di insuccesso.