Archiviata la querela presentata da Fedez e Chiara Ferragni: sui social si è liberi di insultare

Categorie: Attualità

La Procura di Roma ha respinto la denuncia della coppia contro Daniela Martani che li aveva offesi lo scorso anno

Ogni giorno, facendo un rapido giro sui social, ci si trova di fronte a qualsiasi genere di libero pensiero che a volte cade nell’insulto e nell’offesa altrettanto libera e non giustificata. La Procura di Roma, però, adesso segna il passo con una decisione che potrebbe dare il via a una escalation ancora più eclatante. La vicenda riguarda due personaggi molto noti, soprattutto al mondo della rete: Chiara Ferragni e il marito Fedez. Entrambi avevano presentato una querela nei confronti di Daniela Martani – ex concorrente del Grande Fratello – per gli insulti social ricevuti dopo la tanto contestata festa di compleanno in un supermercato.



LEGGI ANCHE > Tennis, insulti razzisti a Gael Monfils dopo il ko con Sinner: «Sei un fallito negro»

«Io ve lo dico da anni che sono due idioti palloni gonfiati irrispettosi della vita delle persone e degli animali – aveva scritto Daniela Martani su Twitter nella notte del 23 novembre del 2018 -. Per far parlare di loro non sanno più cosa inventarsi. Fare una festa a casa era troppo normale altrimenti chi glieli mette i like». Parole al vetriolo che, tra le altre cose, seguivano un sentimento abbastanza comune sui social dopo la pubblicazione di quelle famose Instagram Stories da parte del duo Fedez-Ferragni.



Gli insulti social non meritano un processo: il caso Fedez-Ferragni-Martani

Parole ritenute lesive dalla coppia. Per questo motivo, attraverso i loro legali, avevano presentato un querela alla Procura di Roma contro Daniela Martani per insulti social. Ma il Pm Caterina Sgrò – come riporta il Corriere della Sera – ha deciso di non dare seguito a quella denuncia creando, di fatto, un precedente sull’assenza di limiti di ciò che si può dire (comprese ingiurie e offese personali) nei confronti di qualsiasi altro utente o persona.

Il parere del pm che ha respinto la querela

Nello specifico, la Procura di Roma spiega che sulle piattaforme social «accade che un numero illimitato di persone, appartenenti a tutte le classi sociali e livelli culturali» abbia la necessità di sfogare immediatamente la propria rabbia e frustrazione, lasciando giudizi «fuori da qualsiasi controllo» con «termini scurrili, denigratori, ecc., che in astratto possono integrare il reato di diffamazione, ma che in concreto sono privi di offensività». Tutti i connotati per un reato. E invece è proprio il contesto a non rendere gli insulti social punibili (o meritevoli di processo): le «espressioni denigratorie godono di scarsa considerazione e credibilità» e «non sono idonee a ledere la reputazione altrui».

(foto di copertina: ANSA/ETTORE FERRARI)