“In pensione me ne vado all’estero”

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Sono sempre più gli italiani che sognano di passare gli ultimi anni della loro vita lontano. In un posto che permetterebbe loro di godere maggiormente dell'emolumento garantito dall'Inps. Eppure non è tutto rosa e fiori, dalle difficoltà di ambientamento ai rischi per la salute

E dopo un’intera vita passata a lavorare è arrivato il momento di godersi la pensione, il giusto riconoscimento dopo decenni di fatica e di contributi. Una nuova esistenza si apre di fronte al lavoratore ormai fuoriuscito dal tessuto produttivo.



MOLLO TUTTO – Ma di che esistenza parliamo? Cosa si può fare con una pensione inferiore rispetto a quello che è stato lo stipendio? Come ci si adegua? O si fa come successe tanti anni fa quando, da studente impiegato al call-center Italgas mi telefonavano anziani piangenti per un conguaglio monstre quando loro usavano il gas solo per “scaldare un pentolino di latte” oppure ci si adegua ad una vita più contenuta con meno vizi, meno divertimenti e più sostanza. Una sconfitta per una persona che ha lavorato un’intera vita e che nell’autunno della sua esistenza si trova ancora a spezzare il centesimo in quattro.



NON SIETE IN VACANZA – E poi ci sono gli altri. Queste persone, animate da spirito combattivo e da un sano desiderio di scoperta de mondo, oltre che da una forte dose di coraggio, mollano tutto e decidono di godersi il loro buen retiro all’estero, in un paese in cui la vita costa meno e dove possono darsi alla pazza gioia godendosi quei vizi preclusi durante la loro permanenza in italia. Il blog del viaggiatore propone il consiglio forse numero “zero”. Quando un pensionato decide di vivere all’estero, deve rendersi conto di non essere in vacanza ma di vivere con persone dallo stile e dalla mentalità diversa dalla sua.

CONFRONTI ECONOMICI – Bisogna quindi dimostrare di avere spirito di adattamento e la capacità di poter sposare lo stile di vita locale. Solo in questa maniera si riesce a risparmiare altrimenti il gioco non vale la candela. Con l’aiuto di Numbeo, il più grande database di confronto tra costi e stili di vita al mondo, possiamo confrontare quelle che possono essere le spese di una vita a Milano, prendiamo come riferimento la capitale economica del Paese, e qualche città rinomata per essere un buen retiro dei pensionati del Bel Paese. Partiamo da un raffronto con Phuket, isola della Thailandia rinomata per il suo turismo.



IL RISPARMIO THAILANDESE – Un pranzo in un medio ristorante di Milano costa, per uno, 15,30 euro. A Phuket si scende a 1,96. Le utenze luce-gas-telefono-acqua-immondizia stanno a 111,25 euro al mese per un appartamento da 85 metri quadri, mentre in Thailandia scendiamo a 62,05 euro, mentre il cinema lì costa 3,12 euro in confronto ai nostri 8. I vestiti costano in media il 30 per cento in meno mentre per un affitto di un trilocale in centro si può spendere una media di 989 euro, i quali non sono nulla se paragonati ai 1.846 di Milano.

AFFITTI RISIBILI – Lasciamo Phuket ed andiamo in sudamerica, a Porto Alegre, Brasile. Qui il ristorante costa 5,07 euro, le utenze stanno a 109,04, il cinema costa 7 euro mentre i vestiti possono anche costare il 100 per cento in più. Il tutto viene compensato dagli affitti, più economici della metà rispetto a Phuket. Andiamo ora a Cuba, a L’Avana. Il ristorante costa 5 euro e 18, le utenze 11 euro e 33 centesimi, il cinema costa solo tre centesimi di euro mentre i vestiti costano più o meno il 60 per cento in meno di quanto non si spenda a Milano. Per ultimo gli affitti si confermano a livelo di Porto Alegre. Parliamo quindi di 463 euro di media per un trilocale in centro.

DALL’ALBANIA AL KENYA – Torniamo in Europa, e più precisamente in un Paese molto simile sia geograficamente sia climaticamente al nostro sud, ovvero l’Albania. Lontana solo 90 chilometri da Otranto, potrebbe rappresentare un ottimo buen retiro. Il ristorante sta a 3 euro e 12, le utenze base a 74 euro, il cinema costa 3,33 euro, i vestiti mediamente hanno un prezzo ridotto del 40 per cento mentre l’affitto si attesta sui 440 euro al mese. Andiamo ora in Africa in una meta parecchio ambita dai pensionati nostrani, ovvero il Kenya e più precisamente Mombasa. Ristoranti: 3,15 euro. Utenze: 39,85. Cinema: 4,92. Vestiti: risparmio del 60 per cento. Affitto: 309 euro.

VITA DA NABABBI, MA… – Il nostro potenziale pensionato con 1000 euro riuscirebbe a fare una vita più che discreta. E nel nostro conto non abbiamo considerato l’uso di un taxi, il quale verrebbe a costare meno di circa il quaranta per cento rispetto a quello che costerebbe una corsa a Milano città. Allora se si affittasse o vendesse la propria casa per poter rifarsi una vita, visto il costo della stessa, un pensionato farebbe una vita da nababbo. In fondo abbiamo preso in considerazione quelle che sarebbero le voci di spesa principali di un pensionato all’estero: spese fisse per la casa, abbigliamento, svago ed alimentazione. Eh, è facile. Ci sono un sacco di variabili di cui bisogna tenere conto. Variabili presentate da Fuerteventura Resort.

ADDIO PASSATO – Un trasferimento all’estero richiede almeno due anni di preparazione. Insomma, si deve voler davvero andare via. Non basta la scusa di risparmiare due lire. Bisogna pensare agli affetti, agli amici, alla famiglia. Si è vero, al ristorante si paga meno, ma come la mettiamo con la lontananza? Andare in pensione all’estero significa lasciare il Paese in cui si è nati e cresciuti e bisogna voler davvero tagliare i ponti con il passato, altrimenti diventa una spiacevole agonia. 

LA DEPRESSIONE INVERNALE – Poniamo che si decida di andare in pensione in un luogo che si pensa di conoscere perché si sono passate le ultime 20 estati lì. Le palme e la spiaggia potrebbero avere tutto un altro appeal al momento delle bollette, della fila dal dottore o al momento di un ricovero in ospedale. E se vi stancate a mangiare quello che fino a pochi mesi fa ritenevate esotico e bellissimo? Non dimenticate poi che i luoghi di villeggiatura diventano paesi fantasma durante l’inverno, e questo potrebbe modificare la vostra percezione del luogo.

E SE INVECCHIATE? – Poi c’è la tassazione sulla proprietà ed il capitale, i compensi delle agenzie immobiliari, il costo del notaio, l’imposta fondiaria, l’ingaggio di un avvocato. Bisogna considerare anche i tassi di cambio e la fluttuazione della moneta. Poniamo che vi troviate in un luogo in cui la moneta principale di scambio è il dollaro. Con il vostro euro che ha perso 20 centesimi di valore in quattro anni cosa ci fareste? A sessant’anni magari avreste anche voglia di prendervi un bel villone con scale, ma tra dieci anni come la metterete con il movimento? Prendiamo il buen retiro dorato di Luciano Gaucci a Santo Domingo, reso pubblico da Enrico Lucci delle Iene. Un sogno per molti pensionati. Ma quando si avvicina l’inverno dell’esistenza, che ve ne fate di un castello così? Un giorno poi potrebbe accadere l’ineluttabile, ovvero la morte. Che si fa in questi casi? Ci si attiene alle leggi del singolo paese, così come i costi medici, e con l’età la salute assume un’importanza sempre maggiore.

IL PERICOLO SANITARIO – Se si sposta ad un paese della comunità europea, una volta che hai ricevuto la vostra pensione statale, si ha il diritto di utilizzare il servizio sanitario sulla stessa base locale – ma questo non significa necessariamente gratuito, perché in molti paesi si devono pagare una parte o di tutti i costi delle cure mediche. In molti paesi bisogna stipulare delle assicurazioni private, non tutto il mondo è paradisiaco in questo senso come l’Italia o la Francia, e queste potrebbero costarvi molti soldi così come potrebbe rendere improbabile una permanenza all’estero in caso di intervento non coperto dalla vostra assicuazione, intervento che in questo caso dovreste pagare voi.

LA TRAPPOLA AIRE – E non è tutto. Se uscite dall’Italia ricordate che dovete iscrivervi all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, Aire. Questo però comporta la perdita della tutela sanitaria. Spieghiamo meglio. L’iscrizione é obbligatoria per tutti, inclusi i figli di cittadini italiani nati all’estero, gli stranieri che hanno acquisito o ”ereditato” per iuris sanguinis, la nazionalità italiana e continuano a risiedere all’estero. Chi non é iscritto all’A.I.R.E. e risiede all’estero, non può ottenere certificati del proprio comune tramite l’Ambasciata ed altri importanti servizi consolari. Per l’iscrizione è necessario passare all’estero almeno un anno.

NIENTE PIU’ ASL, O QUASI – Attraverso l’Aire si possono chiedere le trascrizioni degli atti civili in Italia per la modifica del proprio stato civile, mentre la cancellazione avviene per rimpatrio, morte, al compimento del centesimo anno di età, dopo due censimenti negativi e dopo il ritorno per due volte della cartella elettorale inviata per il voto all’estero. E poi c’è la perdita della copertura sanitaria. O meglio, se si rientra e sevono cure che durino più di 30 giorni, si può richiedere una re-iscrizione all’Asl con autocertificazione mentre in caso di malattie gravi si rientra chiedendo la cancellazione all’Aire.

500 MILA PENSIONATI ESTERI – Ma se avete un’assicurazione medica estera, niente sanità italiana. Se ancora siete dell’idea che passerete gli ultimi anni della vostra vita fuori dal Bel Paese è opportuno allora che sappiate come si regola l’Inps con le posizioni di tutti coloro che sono residenti all’estero. Certo, esistono anche le casse dei professionisti, ma limitiamoci all’istituto guidato da Antonio Mastrapasqua. Le pensioni attualmente pagate sono poco meno di 400 mila, numero ridotto di varie migliaia dopo la decisione di verificare l’esistenza in vita dei beneficiari. Prima dell’avvento di Mastrapasqua la media dell’età dei pensionati era di circa 110 anni, parole del Presidente Inps pronunciate a “Unomattina” del 30 agosto. Le pensioni più ricche sono di coloro che vivono in Asia, con una media mensile di 1.344,52 euro, contro i 121.763 medi di chi risiede in America settentrionale. 

TESTIMONE CREDIBILE – E poi ci sono i cosiddetti “non ripartibili”, ovvero quelli che, secondo il Gazzettino, non si sa dove siano: parliamo di 20 mila persone che ricevono una cifra media mensile di 247,80 euro. Oggi invece bisogna dimostrare la propria esistenza a un consolato o ad una filiale Citibank che eroga le pensioni estere per conto dell’Inps. Nel secondo caso bisogna compilare un apposito modulo da restituire in banca con la presenza di un “testimone accettabile”, ovvero un rappresentante di un’Ambasciata o Consolato Italiano. Se non si può andare in una filiale allora si dovrà trovare un compromesso con Citibank. Altrimenti basta coi soldi.

TROPPA DIFFICOLTA’ – Solo in quel momento si può ricevere la pensione in euro o in valuta locale. Il versamento sarà mensile se l’importo è maggiore di 65 euro, semestrale se è compreso tra 5 e 65 euro, annuale se è inferiore a cinque euro. Altro che buen retiro, quindi. Ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma se un po’ di risparmio comporta tutta questa fatica, forse il gioco non vae la candela. Probabilmente ha ragione Roberto Gervaso: ho una casa a Miami ma non ci vorrò mai andare, perché il mio mondo è l’Italia. Si accontenta di ciò che ha senza fronzoli, anche perché se avete bisogno di qualcuno, o qualcuno ha bisogno di voi, siete troppo lontani, e come si dice al paese, lontano dagli occhi, lontano dal cuore.