Il pasticciaccio dell’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi

Categorie: Attualità

Lo scalo aperto nel 2007 nel corso della sua vita ha accolto poco più di 60 mila passeggeri e da un anno non vede la partenza di voli di linea, eppure sono stati spesi più di 100 milioni di euro per la sua realizzazione ed altri 49 milioni serviranno per allungare la sua pista di 500 metri con l'obiettivo di farlo partire a regime nel 2015

In Italia esiste un aeroporto ritenuto tra i 31 impianti d’interesse nazionale ma che da un anno non vede un volo di linea. Parliamo dell’aeroporto di Salerno – Costa d’Amalfi, una struttura nata male che ha asciugato in meno di dieci anni oltre 100 milioni di soldi pubblici e che probabilmente non potrà essere aperta al traffico regolare prima del 2015 a causa della lunghezza esigua della pista.



UN AEROPORTO VUOTO – È difficile parlare di una struttura vuota. Perché a prima vista l’aeroporto di Palermo appare proprio così, vuoto. Ad animarlo ci sono solo i lavoratori che ammirano, giorno dopo giorno, sale desolate e con macchinari per il check-in spenti, mentre il silenzio viene attenuato di tanto in tanto dal movimento di qualche aereo privato. Il Corriere del Mezzogiorno lo scorso 5 ottobre ha celebrato il primo anno senza passeggeri. Il 5 ottobre 2012 l’unica compagnia operante nello scalo, la Sky Bridge AirOps, interruppe i collegamenti con Milano Malpensa perché la compagnia voleva soldi per volare a “vuoto”. Visto che spesso a bordo saliva una sola persona, o a volte neanche quello, il mezzo a disposizione, un Embraer Emb 120, un bimotore di produzione brasiliana da 30 posti uscito di produzione nel 2001, faceva da trasportatore per l’aria condizionata.



I MOTIVI DELL’ABBANDONO DI SKYBRIDGE – La città di Salerno ha aggiunto che la compagnia, che ripetiamo volava senza passeggeri, ha sciolto il vincolo che la legava allo scalo perché voleva sia il pagamento dei voli sia di quelli vuoti, che non producevano fatturato per lo scalo salernitano. La società gestrice dello scalo annunciò che sarebbe stato previsto un nuovo orario invernale. Ma da allora non è più avvenuto nulla. L’aeroporto è ancora immerso nella campagna, le sedie sono ancora avvolte dalla plastica, il bar è aperto fino alle 17 per un totale di 20 caffè. Biglietteria? Chiusa. Autonoleggio? Pure. L’unica attività censita è quella dei privati, con 5439 movimenti in pista dal primo gennaio 2013 al 5 ottobre. Ciò significa che sono passati 2700 aerei per 2800 passeggeri. Meno di uno e mezzo a movimento.



I DIPENDENTI – Ad accoglierli 18 vigili del fuoco, nove addetti alla sicurezza e dieci amministrativi. Lo scalo ricava 400 mila euro l’anno lasciando dietro di sé un buco di 2,8 milioni. E fosse solo questo. Come detto in precedenza lo scalo ha assorbito oltre 100 milioni di fondi pubblici per non funzionare. Si perché la sua storia è sintomatica di quelle che possono essere le difficoltà di far fruttare la cosa pubblica in Italia. Linkiesta ha raccolto la voce di un fortunato viaggiatore, Gianluca Gracco, in arte Tayone, famoso dj della scena hip-hop italiana, che ha volato da solo da Salerno a Catania. Prima di andare avanti è necessario ricordare, giusto per contestualizzare il tutto, che l’aeroporto nel periodo 2000-2006, vide l’aiuto della Regione Campania, con la giunta Bassolino che nel 2006 stanziò 5,9 milioni di euro per attrezzature, luci e sistema informativo, mentre negli ultimi sei anni c’è stata una spesa di 70 milioni di euro.

I CONTRIBUTI A PIOGGIA – Nel 2006 arrivarono altri 5 milioni dall’Enac mentre la Regione, sfruttando i fondi europei, usò 47 milioni per rifare la viabilità per portare ad uno scalo vuoto. Come vedremo più avanti, un anno costa alla Aeroporto di Salerno Spa, impegnata nella gestione dello scalo, 3,5 milioni di euro,  con le quote detenute da Comune e Provincia di Salerno, Camera di Commercio di Salerno e i Comuni che circondano lo scalo. L’apertura al traffico civile doveva avvenire nel 2007 ma dopo sei anni, come vedremo, la crescita è stata a dir poco intermittente. Per capire la stringente attualità, torniamo a parlare dell’esperienza di Tayone che ha spiegato come i dipendenti aeroportuali gli hanno detto che un altro come lui è partito, sempre da solo, verso Milano Malpensa.

L’aerporto di Salerno nel 1943 (photocredit Gettyimages)

IL VIAGGIO DA PASCIÀ – Un viaggio in aerotaxi con i comfort di un volo di linea, quindi. E nonostante fosse il 23 giugno, continua Tayone, e fossero in programma tre voli, ai banchi non c’era un’anima. Mancava addirittura la carta per stampare i dati d’imbarco. Infine l’aereo era tutto per lui, con una hostess che sedendosi al fianco gli ha fatto compagnia per tutto il volo fino a Catania, al prezzo di 75 euro. Una pacchia per lui, un po’ meno per i contribuenti. Antonio Fasolino, presidente del Consorzio Aeroporto proprietario dell’impianto, ha spiegato così le difficoltà dello scalo: «Paghiamo problemi di gestione e di marketing. Abbiamo un deficit di personale per queste funzioni, ci manca la promozione. La proprietà, però, non metterà sul piatto soldi per attrarre le low cost, com’è avvenuto in altri aeroporti».

TUTTO FERMO FINO AL 2015? – Non è però d’accordo Augusto Strianese, ex presidente della Camera di Commercio di Salerno ed ex presidente del consorzio aeroportuale, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, secondo cui negli ultimi tre anni, dal 2010 al 2013, non si è fatto nulla per garantire operatività allo scalo, rivendicando come sotto la sua gestione i costi di gestione fossero di 800.000 euro l’anno, con tanto di tesoretto di due miliardi e mezzo di euro rimasti in Regione ed avanzati dopo la realizzazione dei lavori necessari all’ammodernamento della struttura. Struttura che, per dirla con le parole di Fasolino, resterà chiusa fino al 2015. O meglio, potrà servire da aeroporto stagionale, almeno fino all’allungamento della pista. 

OBIETTIVO ALLUNGAMENTO DELLA PISTA – Strianese, interrogato sul tema, è caustico: «E i dipendenti dove li mette? In cassa integrazione? Io ne ho lasciati diciotto, non so quanti ce ne sono oggi». Il problema vero di Salerno è che la sua gestione costa troppo e che è necessario lavorare ancora per allungare la pista, ora lunga 1654 metri. Per questo motivo Corrado Passera, da ministro per lo sviluppo economico, ha scongelato 49 milioni di euro per allungare il manto d’asfalto di 500 metri, consentendo così agli aerei appartenenti alla famiglia A32X – B737, ovvero quelli usati dalle compagne low-cost, per poter atterrare senza problemi. Questi soldi serviranno anche ad ammodernare ulteriormente le strutture.

DECONGESTIONARE CAPODICHINO – Appare però evidente che prima del 2015 non si potrà vedere traffico, o quasi. Non solo. Come detto in precedenza, l’aeroporto di Salerno fa parte dei trentuno scali d’interesse nazionale perché, per dirla alla “Passera”, il suo obiettivo è quello di decongestionare Napoli-Capodichino aprendosi ai collegamenti low-cost. Lo scalo sarà quindi di terza fascia, così come Rimini, e potrà godere dei finanziamenti dello Stato. Contestualmente, è stata esclusa la realizzazione del nuovo aeroporto di Napoli-Grazzanise, il cui obiettivo era quello di accogliere i voli intercontinentali che arriverebbero comunque a Roma Fiumicino, 200 chilometri più a nord. Prima però bisogna pensare ad una sinergia tra Napoli e Salerno, almeno secondo Strianese.

LA POLITICA HA FAVORITO ALITALIA? – Per l’ex presidente del Consorzio aeroportuale, finché ci sarà una guerra tra la Gesac e la società di gestione di Salerno, le compagnie cercheranno sempre di favorire Napoli visto che il grosso del traffico sta lì. E parlando di Ryanair, Strianese appare netto: «Ryanair non vede l’ora che si allunghi la pista per investire nell’aeroporto. Addirittura volevano aprire una sede a Salerno e dopo un anno ci garantivano un milione di passeggeri. Non siamo andati neanche all’appuntamento: la politica ci ha bloccati se no Alitalia si dispiaceva». Alitalia che ha ricevuto però 4 milioni di euro per operare i voli dallo scalo amalfitano distante 55 chilometri dalla cosa, in piena campagna.

L’OFFERTA DI CORPORACION AMERICA – C’è anche da dire che Passera, oltre ad assegnare a Salerno il ruolo di scalo d’interesse nazionale, ha caldeggiato la privatizzazione dello stesso ed ora al bando per l’assegnazione di quote ai privati è arrivata l’offerta di Corporacion America che, come spiega il Corriere della Sera, il 27 settembre ha presentato la sua offerta di gestione dello scalo. Una scelta salutata con favore da tutti gli attori in causa con l’azienda impegnata a creare una rete di piccoli scali tra Italia, Spagna e Grecia. Nel nostro Paese gestisce direttamente Trapani, uno scalo che grazie sopratutto all’attività di Ryanair ha registrato nell’ultimo anno 1,6 milioni di passeggeri l’anno e che punta ad entrare anche a Bologna, Genova ed Ancona.

I DUBBI SU RYANAIR – Il punto però non è rappresentato da chi prenderà in gestione lo scalo ma come questo verrà fatto fruttare. Parliamo di una struttura che assorbe tre milioni di euro l’anno e che almeno sentendo le parole degli attuali gestori, non vuole incentivare l’arrivo di compagnie aeree. Nel 2010 l’assessore provinciale al Patrimonio, Adriano Bellacosa, ripreso da Virgilio Salerno, spiegava di non volersi legare troppo a Ryanair perché in caso di allungamento della pista (condizione presentata dagli irlandesi che in cambio avrebbero promesso tre milioni di passeggeri) altre compagnie sarebbero state interessate ad operare a Salerno senza pagare alcunché.

L’ULTIMO VOLO DI ALITALIA – A contraddire parzialmente le parole dell’assessore ci ha pensato uno studio proposto dalla società di consulenza Aircraft Leasing and Management secondo cui Salerno può essere collegata al resto d’Italia e d’Europa con aerei Bae da 110 posti ad un prezzo medio di 55 euro senza bisogno di allungare la pista, per un investimento inferiore ai 2 milioni di euro. Mentre in caso di accoglimento del piano di Alitalia, il prezzo salirebbe a 120 euro.Perché ricordiamo che Alitalia attivò una convenzione con la società di gestione per un importo di 4 milioni di euro per due anni. E l’ultimo volo operato dalla compagnia italiana sul Salerno Pontecagnano, come spiega il Mattino, fu un Salerno-Maplensa operato con un Saab in livrea Carpatair con a bordo 20 persone.

UNA SITUAZIONE UGUALE A QUELLA DEL 2009 – Questa storia dimostra come forse sia stato sbagliato tutto dall’inizio. La gestione costa tanti soldi mentre i passeggeri sono troppo pochi. E se si pensa di “chiudere” alle altre compagnie, lo si fa perché si è convinti che Salerno abbia un potenziale. Eppure nel 2008 smisero di volare le compagnie OrionAir e Gan che tra agosto e dicembre 2007 trasportarono 18 mila passeggeri tra Barcellona, Milano e Bucarest. Nel 2009, anno di magra, hanno voltato 4 mila persone. Nel 2010 i passeggeri sono diventati 5 mila. Grazie ad Alitalia i passeggeri sono aumentati ancora nel 2011, momento di massimo picco per lo scalo campano: appena 24.000 passeggeri.  Nel 2010 anche Air Dolomiti, sussidiaria di Lufthansa, abbandonò lo scalo.

IN CINQUE ANNI 60.626 PASSEGGERI – E rispetto al 2009 non sembra sia cambiato molto. Stampa libera ci propone un’inchiesta che parte dal blocco dei voli da parte della Gan nello scalo campano, annunciato il 18 dicembre 2008, con il risultato che 3000 persone rimasero a terra. Da quel giorno Pontecagnano si trasformò in una struttura fantasma che ancora oggi è rimasta tale, con l’aggiunta che per la gestione e la realizzazione delle strade di collegamento sono stati spesi oltre 100 milioni di euro, che per l’allungamento della pista ne serviranno altri 49, che le compagnie dal 2007 ad oggi sono volate via nel vero senso della parola, il tutto per avere, fin dall’inizio dell’attività commerciale al 2012, 60.626 passeggeri, nonostante i tentativi di rilanciare lo scalo. Allora i casi sono due: o la gestione è stata a dir poco scellerata, e quindi ben vengano gli argentini di Corporacion America, oppure un aeroporto lì non serve, ed allora sono stati sprecati tanti soldi. (Photocredit Wikipedia / Panoramio / Gettyimages / Lapresse)