Il fumoso regolamento “Chatcontrol” approvato dall’Unione Europea

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Il disegno di legge, votato a larga maggioranza, prevede un controllo da parte dei provider sulle comunicazioni via chat. Si tratta di un provvedimento per verificare e prevenire abusi su minori (e condivisione di materiale pedopornografico), ma fa venir meno la natura della crittografia end-to-end

L’intento della normativa (che ha tutte le sembianze di una deroga a un provvedimento vigente sulla privacy) è lodevole: cercare di contrastare, con tutti i mezzi possibili, la diffusione di materiali pedopornografici online e prevenire futuri abusi sessuali su minori. Ed è con questo spirito che l’Europarlamento ha approvato a larga maggioranza il regolamento Chatcontrol (537 a favore, 133 contrari e 24 astenuti), ma i principi che hanno mosso questa iniziativa vanno in contrasto con le norme sulla privacy.



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La norma, in estrema sintesi, è una deroga al sistema della crittografia end-to-end su cui si basano moltissime applicazioni di messaggistica istantanea. Con questo regolamento Chatcontrol, infatti, si consente ai provider (citiamo Whatsapp e Telegram solo per parlare dei più famosi, ma il mercato della app è molto più ampio) di monitorare e scandagliare le chat (per tre anni, questa è l’attuale deadline inserita all’interno del testo approvato) per risalire a eventuali contenuti pedopornografici o relativi ad abusi su minori. Una norma che, vista così, non può che risultare positiva per ripulire un ecosistema marcio che sul web ha trovato una nuova vita.



Chatcontrol, il regolamento approvato dall’Unione Europea

Ma proprio la sua natura di “controllo” di comunicazioni riservate e private che entra in conflitto con l’attuale direttiva sulla tutela della Privacy che, di fatto, impedisce a chiunque (se non alle forze dell’ordine nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria) di procedere a sorveglianza, conservazione delle comunicazioni interpersonali e intercettazioni. Insomma, un vulnus evidenziato anche dagli stessi legislatori che hanno sottolineato come il regolamento Chatcontrol possa essere (troppo) facilmente contestato in qualsiasi tribunale.

Insomma, la battaglia contro la pedopornografia e gli abusi sessuali su minori (e non solo) vive su due binari paralleli che hanno sullo sfondo i regolamenti sulla tutela della privacy (anche nelle sue comunicazioni) dei cittadini. Gli intenti e le volontà sono molto buone, ma ci sono dei limiti.